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Monterosi – Non mi lasciare mamma, la maestra mi fa male

Inizia tutto una mattina del lontano dicembre 2013 quando dei genitori fanno alcune segnalazioni e scattano le indagini per la maestra Caterina Dezi. Ottenuto il nulla osta del magistrato, i carabinieri avevano installato delle telecamere all'interno dell’asilo, attraverso le quali sono state documentate le percosse e le vessazioni inflitte ai bambini, che avevano solo 3 anni. La mattina del 6 marzo 2014, dopo l'ennesimo episodio, l’intervento dei militari che colgono in flagranza l'insegnante. Due anni di reclusione con la condizionale la pena inflitta alla donna, che ha scelto la strada del patteggiamento.
 

Ora, passato già qualche anno c'è dietro il banco d'accusa Anna Maria Pieragostini, la ex preside del complesso scolastico di Monterosi. La dirigente, secondo l’accusa, non poteva non sapere quello che stava accadendo nell’asilo. Caterina Dezi, trasferita da una scuola di Nepi a Viterbo, era stata monitorata da un tutor per tutto l’anno scolastico 2012-2013 perché numerosi genitori si erano lamentati dei suoi modi fuori dal lecito. Il reato contestato per la cinquantatreenne è il concorso di colpa, non per aver maltrattato i piccoli alunni, ma per non aver impedito le violenze messe in atto dalla maestra.
 

Ieri pomeriggio, a testimoniare davanti al giudice Silvia Mattei per la parte civile, le mamme di due bambini.

''Mio figlio era abituato ad andare a scuola – racconta la prima -, aveva cominciato a frequentare il nido dai 18 mesi. All’inizio era tranquillo, ma dopo qualche settimana ha cominciato a non volere entrare all'asilo. Quando c'era la maestra Caterina ci metteva anche 10 minuti, e dal portone alla classe sono solo cinque passi. Poi ha iniziato a dormire con noi, cosa che non aveva mai fatto prima. La notte vedeva i mostri in cameretta. Era cambiato, in casa non stava più fermo. Un giorno eravamo sul divano a guardare la tv, lui si mise le dita nel naso e io lo fermai: reagì in maniera cattivissima 'perché la maestra Caterina mi mena'. Parlando con altre mamme è venuto fuori che anche i loro bambini dicevano le stesse cose. C'era pure chi aveva dei lividi sulle braccia e sulle orecchie. Vedendo il cambiamento di mio figlio qualche domanda me la sono fatta''.

''La rappresentante di classe – prosegue – avvisò dall'inizio di questi fatti la Pieragostini. Il 28 novembre abbiamo fatto una riunione con la preside, raccontandole tutto quello che i nostri figli ci dicevano. Le abbiamo chiesto di trovare le prove dei maltrattamenti e ci ha assicurato che avrebbe usato i suoi canali interni per verificare. Volevamo che fossero installate delle telecamere ma ci ha risposto che non era possibile, sostenendo che quelli erano solo racconti di bambini di 3 anni, e sconsigliandoci di contattare le autorità perché si infangava il buon nome della scuola. Le abbiamo detto allora di ascoltare la preside di Nepi, perché sapevamo che erano successi anche lì degli episodi, e ci ha promesso che l’avrebbe fatto. Il 4 dicembre, in una riunione successiva, ci ha comunicato che non era emerso nulla ma, per farci stare più tranquilli, diceva, avrebbe aumentato le ore di compresenza (due maestre insieme) nella classe. Per lei il problema non c'era''.
 

Nel frattampo la denuncia ai carabinieri.
 

''Sono andata alla stazione di Monterosi il 1 dicembre. Alla Pieragostini non abbiamo detto nulla perché – risponde all'avvocato difensore della cinquantatreenne – a una persona che non ti vuole aiutare, che da settembre non riesce a portare nessuna prova, lei glielo avrebbe detto? C'erano i nostri figli là dentro. Volevo portare il bambino via da quell'asilo ma non me lo avrebbero accettato da nessun'altra parte''.

Le ferite di quei soprusi hanno lasciato dei segni sul bambino.

''Mio figlio ora è alle elementari – spiega – ma non sta bene. Abbiamo dovuto iniziare un percorso psicologico''. E racconta un episodio. ''A scuola ha avuto una supplente che si chiamava Caterina (come la maestra dell'asilo n.d.r.) e lì è riuscito fuori tutto. Il bambino stava facendo un lavoro e lei, come voto, gli ha messo bravissimo. 'Io non sono bravissimo – ha iniziato a dire -, io sono uno sciocchino'. Chi ha visto i video in aula sa che veniva messo in mezzo a una stanza e tutti i bambini gli dovevano dire che era uno sciocchino. Ultimamente ha dato un pugno alla maestra e le ha chiesto: 'Perché tu non mi meni?'.

''All'inizio della scuola – inizia il racconto la seconda mamma -, per un paio di settimane mia figlia è stata in un'altra sezione prima di essere spostata in quella classe. Dopo due giorni sono iniziati i problemi. Mi hanno chiamato le bidelle perché la bambina non smetteva di piangere. Sono passata a riprenderla e a casa mi ha raccontato che la maestra Caterina le faceva male, strattonandola e mettendole la mano davanti alla bocca con violenza. Ho chiesto il giorno dopo spiegazioni all'insegnante ma con lei non si poteva parlare, non c'era dialogo: iniziava a urlare e ti sbatteva la porta in faccia''.

''Quando la portavo all’asilo – continua -, mia figlia si buttava per terra. 'Non mi lasciare, ho paura, la maestra mi fa male', mi diceva. Ogni volta che la vedeva scoppiava a piangere e rimaneva fuori dalla classe tutto il tempo. Ne ho parlato con la fiduciaria della scuola, Daniela Paglialunga, ma non si è risolto nulla. Il 29 ottobre sono andata allora direttamente dalla preside per raccontarle cosa stava succedendo. Le ho consegnato una lettera, che però ha rifiutato. 'Basta quello che ci siamo detti'. Diceva che avrebbe sentito i suoi canali per controllare la situazione, ma niente – conclude – è cambiato''. Si torna in aula il 3 maggio, quando a parlare sarà la ex dirigente.

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