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Rifiuta il velo e viene rasata dalla madre, udienza la prossima settimana

Bologna -Si terrà la prossima settimana l’udienza per il caso della ragazzina che, a Bologna, sarebbe stata rasata dalla madre per non aver indossato il velo. La pm, Silvia Marzocco, ha chiesto l’allontanamento dalla famiglia, originaria del Bangladesh, anche delle due sorelle della vittima.
A parlare di “punizione” è stata la quattordicenne, ma la versione fornita dalle sorelle è diversa: la madre avrebbe rasato la ragazza per rimediare a un taglio errato. Un’altra versione fornita vuole, invece, che il taglio sia stato un rimedio contro i pidocchi. I genitori dell’adolescente hanno confermato di aver consigliato alla figlia di indossare il tradizionale hijab, ma senza alcuna imposizione.
A sostegno della ragazzina si è schierata anche Laura Boldrini, che si è dichiarata sempre dalla parte delle donne: «Ogni forma di sopraffazione va rifiutata sempre». La Presidente della Camera ha poi aggiunto: «In Italia c’è libertà religiosa, ma questo non giustifica in alcun modo atti che vanno contro le sonne e le ragazze. Nessun atto di forza va giustificato». Intanto i servizi sociali, d’intesa con la Procura, hanno allontanato la minorenne dai genitori.
Negli scorsi giorni si è espresso in merito all’episodio anche Yassine Lafram, coordinatore della comunità islamica di Bologna: «Per la tradizione islamica, qualsiasi forma di imposizione rende l’atto stesso invalido». Il digiuno del Ramadan, il pellegrinaggio alla Mecca, il velo, non possono essere imposti, ma rientrano nella sfera di libertà che anche l’islam garantisce. «Qui siamo al di fuori del religioso: è un fatto che va inquadrato in un codice culturale particolare ed errato», ha aggiunto Lafram, che ha poi spiegato come sia importante offrire aiuto alla famiglia della giovane, affinché possa comprendere che la sua condotta non è stata corretta. Lafram ha poi concluso dicendo: «Da musulmano ho il dovere di educare i miei figli ad un buon comportamento, ho il dovere di orientarli, ma non ho il dovere di obbligarli. Quando raggiungono la pubertà possono decidere», anche di non seguire la cultura dei genitori.

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