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La #malasanità: una lente sulla situazione #siciliana

Barcellona Pozzo di Gotto è il paese più popoloso del messinese, dopo il capoluogo. Abitata da più di 41 mila cittadini, può contare sull’assistenza sanitaria fornita dall’ospedale pubblico. Un paese che si estende fino al mare, che essendo locato in prossimità di Messina attrae anche numerosi turisti e che, per questo, dovrebbe garantire un’assistenza sanitaria efficiente. L’attività di una parte del personale sanitario appare però poco limpido, tendendo a risolvere il problema delle lunghe liste di attesa con una tecnica poco professionale: attirando i pazienti negli studi privati.

Al policlinico di Messina la situazione non è migliore: per una visita alla tiroide l’attesa richiesta è superiore ai 6 mesi, mentre per ottenere una colonscopia, essenziale per diagnosticare il morbo di Chron, sono richiesti 3 mesi. Attese troppo lunghe per visite ritenute salva-vita.

Episodi di malasanità, resi ancora più gravi dalla mancata riscossione nella regione siciliana, da parte dell’ente preposto, di più di 50 miliardi di euro. Di questi solo la metà potrebbero essere recuperati, poiché non prescritti. A parlarne in Commissione Antimafia è proprio l’amministratore di Riscossione Sicilia, che ha sottolineato come in alcuni centri sia impossibile procedere alla notifica degli atti giudiziari a causa della criminalità, ma anche di errori nelle indicazioni degli indirizzi degli interessati.

Intanto il clima di tensione nei corridoi degli ospedali siciliani rende difficoltosa anche l’attività del personale medico: poche settimane fa, in un ospedale di Catania, è stato aggredito il terzo medico in 12 mesi. Un episodio deplorevole, che ha portato il Sindacato dei Medici Italiani a chiedere l’intervento delle istituzioni, rivolgendosi in particolare al Ministro Lorenzin.

Di pochi giorni fa è la notizia della morte di un 42enne palermitano, deceduto dopo essere giunto al pronto soccorso a seguito di un malore. I familiari hanno chiesto alla magistratura di fare chiarezza sull’accaduto, accusando il personale sanitario di essere intervenuto con colpevole ritardo.

Una sanità che, quando non lascia morire, non diagnostica o non cura, come accaduto all’ospedale Garibaldi di Catania, dove due medici sono accusati di lesioni gravissime, per aver agito con imperizia e negligenza operando una donna al ginocchio sbagliato. Già nel 2012, nella stessa regione, una donna fu operata all’anca sbagliata e due anni dopo i colpevoli dell’errore medico furono sospesi per due mesi.

Il Ministero, intanto, continua a promuovere tagli alla sanità pubblica (pari a circa 1 miliardo per il 2017), mentre un istituto privato milanese, il Centro Diagnostico Sant’Agostino, ha lanciato un’iniziativa innovativa: i buoni “Regalo Salute”, da impiegare in visite specialistiche offerte dal centro.

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