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Frana a #Quezzi: Genova risente ancora della speculazione edilizia degli anni del boom economico

GENOVA -Nella notte tra sabato e domenica nel quartiere di Quezzi, nell’alta Valbisagno, complessivamente 168 persone sono state evacuate da tre palazzi a causa del crollo di una porzione di muro sottostante l’edificio di via Portazza 65. La frana ha eroso le fondamenta stessa dell’edificio che ha rischiato di crollare nel Fereggiano. Immediato l’intervento delle forze dell’ordine e dei soccorsi.
I cittadini sfollati sono stati provvisoriamente accolti nella parrocchia vicina per poi essere trasferiti nelle ore successive in una struttura idonea usata in caso di allerta meteo.
Sono subito iniziate le verifiche per testare lo stato di solidità della roccia sulla quale poggiano i pilasti del palazzo. Nel tardo pomeriggio di ieri, dopo un’attenta analisi delle condizioni di sicurezza, è stato dato il via libera per il rientro dei 168 abitanti nelle loro abitazioni. Tuttavia 38 di queste persone hanno preferito non tornare a casa per la  paura di sentire un boato analogo o ancora più forte è troppo grande. E’ stata inoltre avviata l’operazione di rivestimento del versante con teli impermeabili per evitare ulteriori smottamenti. Dalla giornata di oggi, come si può leggere dal post pubblicato su Facebook dall’ Assessore ai Lavori Pubblici e Manutenzioni, Gianni Crivello, saranno intraprese tutte le azioni per la messa in sicurezza della zona, sempre a cura dei privati.
Come ribadito in più occasioni anche dal Presidente del municipio della bassa Val Bisagno Massimo Ferrante, la zona risente fortemente dell’urbanizzazione selvaggia del dopoguerra quando si è verificata la corsa alla costruzione di palazzi nel tentativo di una crescita economica senza tenere conto della struttura del territorio e della ridottissima sezione idraulica del fiume.
Quanto accaduto nelle scorse ore è solo un ennesimo esempio delle conseguenze delle speculazioni edilizie degli anni 50, infatti il palazzo che ha subito i maggiori danni poggia quasi interamente sull’alveo del torrente che inevitabilmente tende a erodere.
In questi casi la prima cosa che si fa è cercare di risalire alle cause e intercettare i responsabili di quanto accaduto e in questo senso, anche il Sindaco Marco Doria ha attribuito la responsabilità alla speculazione edilizia del passato.
E’ indubbio che Genova e la Liguria in generale risenta ancora fortemente della corsa alle costruzioni selvagge che si verificò tra gli anni cinquanta e sessanta, quando il boom economico e l’incremento del turismo spinse ad intensificare la realizzazione di abitazioni in zone a rischio senza effettuare gli opportuni controlli sull'effettiva possibilità di costruie in quelle zone. Unito a questo fenomeno dalla speculazione edilizia che, tra le altre, ha interessato particolarmente anche la zona collinare di Quezzi, ci sono senz’altro altri fattori che contribuiscono a frane e smottamenti su tutto il territorio come la mancata pulizia dei torrenti e la poca attenzione riservata alla manutenzione urbana come il costante controllo dei tombini e del terreno stradale. 
A Genova la consapevolezza della necessità di risolvere il problema legato al dissesto idreogeologico sembra essere forte e la questione è stata  presa in considerazione, almeno formalmente, anche prima di questo accadimento.  Infatti, proprio lo scorso 5 novembre il Vice Presidente della Camera dei Deputati, Luigi Di Maio insieme ai portavoce nazionali e regionali del Movimento 5 Stelle, si è recato nel capoluogo per affrontare l’emergenza del dissesto idrogeologico e la questione delle costruzioni in zone esondabili. In quell'occasione è stato anche eseguito un sopralluogo nella zona di Quezzi.
Per il momento di queste problematiche si sente molto parlare ma effetivamente non si sono ancora prese decisoni che portino a risolvere la questione in maniera concreta e quanto accaduto a  Quezzi la notte scorsa ne è un'ennesima prova.

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