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Trump e l'eredità di #Obama, l'#Europa che non parla.

Europa e America poli opposti di una stessa realtà; due persone inevitabilmente diverse che in comune hanno un bel paio di manette che le tiene unite e se una cade, cade anche l’altra.
È passata poco più di una settimana dalla elezione di Trump e già sono riusciti a farci imparare a memoria i nomi dell’intera famigliola di Barbie. Sapere che Trump e il figlio si incontrano con i propri aerei non migliora il fatto che per andare a lavoro noi comuni mortali continueremo a prendere la nostra intramontabile utilitaria, con le gomme invernali da cambiare che ci fanno ragionare come se giocassimo a Tetris, sul nostro stipendio. Non ci cambia la vita sapere che la figlia 23enne va in vacanza in posti che a noi povericristi farebbero venire il dubbio di essere arrivati in paradiso.
Noi continueremo a prendere la casetta al mare e a vedere gli stessi tramonti da quella riva che ci riempie non il portafogli magari, ma il cuore.

Ma la vita è fatta di necessità materiali, certezze, di alti e bassi e se c’è uno di quei bassi cui bisogna fare attenzione è quello della nostra cara America che dopo il voto dell’8 Novembre è più che mai divisa.
A riportarci con i piedi per terra, dopo aver posato gli occhi sul 25-30% degli americani che godono di una buona condizione economica (di cui un rispettabile 0,1% vanta anche un buon potere economico e redditi elevatissimi), ci pensano i 6 milioni di operai americani restanti.
I tempi in cui questi operai si alzavano per raggiungere l’industria e guadagnarsi da vivere sono finiti.Tutti a casa. Ben 50 milioni di americani sono oggi in condizioni di povertà o con salari che sembrano più un premio di consolazione, che non toglie loro l’acqua alla gola.
La disoccupazione reale è molto più alta del 5%.
Inutile ma doveroso, citare nuovamente le cause di questo disastro americano (e non solo): la crisi economico- finanziaria del 2008, l’immigrazione, la globalizzazione.
A salvare le banche dopo il fallimento della Lehman Brothers, società attiva nei servizi finanziari, ci ha pensato la Federal Reserve System, la banca centrale degli Stati Uniti; circa il 30% degli americani presenti nell’area economica dove la Federal ha poggiato le piastre del defibrillatore ha potuto così riprendere aria, ma il resto degli americani?

Beh che dire: ora arriva Trump!
Tra una cena con i parenti e una partita a golf, sport amatissimo dall’intera famiglia, dal più piccolo al più grande, speriamo che sappia fare meglio di Obama o di quanto avrebbe fatto Hillary Clinton o perchè no, Sanders; penalizzato dal partito democratico che ha puntato tutto sulla candidata e che invece come un boomerang, ha penalizzato sé stesso. Ironico che si stia diffondendo la convinzione che Sanders, e non la Clinton, avrebbe potuto battere Trump.
Ma analisi a parte, chi porterà avanti ora l’”American Dream”? Chi prenderà in braccio il paese e lo condurrà fuori da tutto questo?
Sicuramente non un Obama, con la sua politica estera alla resa dei conti fallimentare, con il fantasma della Guerra Fredda contro la Russia, le questioni in Medio Oriente. Ciao anche alla Clinton, tradita dalla mancanza di fiducia nella forza del voto delle stesse minoranze, delle donne, della classe operai. E più che rompere il “tetto di cristallo” la 44° First Lady ha consegnato le chiavi della porta di cristallo della Casa Bianca al Tycoon che forse a traslocare, ci rimette anche!.
La Casa Bianca ha fatto un buon acquisto? chissà, da qui a due anni forse avremo le idee più chiare.
Per ora prendiamo atto che il candidato dalle esclamazioni omofobe, razziste, sessiste ha vinto. Ha saputo raggiungere il cuore di quegli americani che in Hillary vedevano solo la facciata apparentemente trasparente ma povera di contenuti credibili. Dal canto suo anche Trump ha dato modo di vedere che alla trasparenza ci crede, e ci crede davvero abbandonando il “politicamente corretto” e andando dritto al punto.

Ma l’uomo che ha sconvolto lo scenario internazionale come saprà gestire il rapporto con la Russia di Putin? Speriamo non qualche battuta delle sue perchè il Presidente russo non sembra certo una delle compagnie cui è abituato il Presidente; ma neanche lo spirito che lo caratterizza nelle foto viste in questi giorni seduto in poltrona vicino ad Obama, in silenzio.
Forse avrà trovato finalmente un degno avversario? Putin, forte nella sua politica imperiale aggressiva sia nell’Europa del Nord che in Medio Oriente.
A partire dalla Nato ogni ferita rimane aperta. Trump ha sconfitto tutti, ma ora dovrà rimediare anche a tutti gli errori che i suoi predecessori lasciano in eredità. Una sfida che forse getterà chiarezza sulla vera natura di Trump.

Mentre l’America barcolla l’Europa come mantiene il suo equilibrio? In un turbinio di cambiamenti e problematiche che fanno pressione; ultima, il referendum del 4 Dicembre per votare SI o NO al quesito, tutt’altro che chiaro e veritiero, che potrebbe cambiare 47 articoli della Costituzione. Ma Renzi a parte lasciamo l’Italia e guardiamo il campo di battaglia di cui in cui si trova, in attesa della mossa di Trump, cosa faremo noi?
In una sala d’attesa siamo seduti tra due malati grandi il doppio di noi, Trump e Putin e prendere un discorso con loro non è cosa facile. Bisogna trovare le parole giuste, abbandonare ripicche oltre che ragionare sulla sicurezza, migliorare la politica economica e della difesa, nei confronti della Nato e con una nuova organizzazione propria.
Più che mai ora viviamo la necessità, non di vederci porre delle domande, ma di avere delle risposte.

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