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Paura del giudizio degli altri: perché esiste e come liberarsene

La vita è una voragine. Se resti sul bordo non saprai mai cosa c’è dentro, se ti butti senza pensarci potresti cadere e farti molto male. Il segreto, forse, è intuire il modo per addentrarsi nel dirupo facendosi meno male possibile. Perché il dolore fa parte del ‘gioco’, senza il dolore si può restare ancorati al bordo per tutta l’esistenza o non imparare mai come e quando ‘buttarsi’. Mentre gli altri, intorno a noi, si buttano, viaggiano su e giù, si fanno ‘male’, si fanno del bene e imparano come scendere o scalarlo. Vivono.
Sembra strano a pensarci, ma gli individui coinvolti in questo ripido girone tendono a guardarsi intorno non per cercare di fare meglio, ma nella speranza di non essere guardati. O di essere guardati e ammirati per ciò che si è e ciò che si fa, piuttosto che farsi furbi e ‘rubare’ mosse di equilibrio per trarne vantaggio nel proprio percorso. Chissà perché, finiamo sempre col preoccuparci più di quanto gli altri capiscano di noi, che di capire noi stessi. Non ci prendiamo cura di noi, finiamo per prenderci esclusivamente cura degli altri e non è sempre un’azione solidale e virtuosa.
‘Prenderci cura degli altri’ vuol dire innanzitutto “interessarsi agli altri” ed è proprio per questo che, invece di ‘buttarci nella nostra vita’ possiamo cadere nella fossa dei leoni. Ma dobbiamo rispettarli ed aiutarli se vogliono e sono in pericolo, non introdurci nella loro gabbia e sperare che non ci distruggano. Ogni persona frenata o repressa costruisce intorno a sé un’invisibile gabbia. Se la oltrepassi, o ti ‘curi’ di lei, potresti farti male, molto male.
Ma di cosa stiamo parlando? Certamente di lei, la paura del giudizio degli altri. Un fossato ricco di insidie, una porta che conduce sul mondo dei mostri. Mostri che, spesso, quando si accende la luce si scoprono essere semplici specchi. Siamo noi i mostri, sono in noi, e la paura che ne deriva è nostra. Come il problema di affrontarla, come in un video-gioco di lotta dove protagonista e nemico coincidono. Giocare o andare, buttarsi o scappare, restare ancorati o provare. Fregarsene, fregarsene, fregarsene. Cosa conta davvero? Esiste un modo per “continuare a giocare” senza combattere contro noi stessi?
La paura del giudizio degli altri altro non è che la paura del nostro giudizio. L’inclusione e la voglia di integrarsi sono i genitori degli esseri viventi. Da quando l’Uomo esiste, in realtà non era ancora uomo, necessita di essere nel gruppo, nel branco per potersi sfamare, cibare e difendere. Il lupo solitario ai tempi del paleolitico di solito non riusciva a sopravvivere. Oggi le cose sono diverse, per cibarsi non serve andare a caccia e non ‘servono’ gli altri per sopravvivere. Eppure, continuiamo a credere che senza gli altri non saremo nessuno, non sopravvivremo, non riusciremo a difenderci. Il lupo solitario, il diverso, il bastian contrario temiamo che resti nell’angolo, mentre se riuscirà a sopravvivere ed emergere “certamente avrà avuto un aiuto”. Come smettere di avere paura del giudizio degli altri?

1) Fregarsene, fregarsene, fregarsene. Se ami il blu, probabilmente non piacerai a chi ama il verde, forse non piacerai neanche a chi ama il blu, ma potrai trovare qualcuno che ama il giallo e tutti gli altri colori. Non puoi piacere a tutti e non puoi non piacere a nessuno. Sii te stesso, sempre e comunque. Ma è una questione di apertura, non di chiusura.

2) Segui sempre te stesso. Ognuno di noi è di passaggio su questa Terra ed è ospite del proprio corpo. Farsi del bene, fare ciò che si ama, cercare di vivere al meglio questo viaggio esistenziale è il minimo che possiamo fare. Per noi e per gli altri.

3) Andare sempre avanti. In qualunque caso, in qualunque momento, bisogna continuare a camminare. Le critiche possono farci migliorare, se provengono dalle persone giuste. E se è vero che giusto e sbagliato non hanno un volto che valga per tutti, è anche vero che c’è qualcosa in ognuno di noi che sa riconoscerli. Sempre.

4) Smettere di pensare. Comunque vada è andata, meglio fare di più e pensare di meno. La vita è troppo lunga per avere paura ed è troppo breve per non essere vissuta.

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