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Di nuovo in pericolo la vita nell'Adriatico

Mercoledì 14 settembre una iniziativa per ricordare, dopo 2 anni, il drammatico spiaggiamento dei sette capodogli a Punta Penna, ma non c’è pace per il nostro mare: cancellata Ombrina, le preoccupazioni riguardano ora l’immenso progetto Spectrum GEO

Appello alla Provincia e ai Comuni della costa teramana perché ricorrano al Consiglio di Stato per fermare l’ennesima minaccia per i cetacei e per il delicato ambiente sommerso

L’Adriatico, il mare più pescoso del Mediterraneo, è sempre più impoverito da fiumi inquinati, scarichi fognari, sfruttamento eccessivo delle risorse ittiche e massiccia attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi. In Adriatico abbiamo ben 60 concessioni a coltivare idrocarburi su 69 totali, più quelle in itinere.
La costa abruzzese, anche se è scampata a Ombrina, non può stare serena: di fronte alla Regione dei Parchi ci sono 7 concessioni a coltivare operanti, 6 permessi di ricerca, 3 istanze a permesso di ricerca e una istanza a coltivare.
A questo quadro in tutti i sensi fossile, mentre il mondo va da un’altra parte, aggiungiamo il progetto di una grande Multi-Client, la Spectrum GEO, per la “valorizzazione” di nuovi bacini sedimentari, o la rivalutazione di bacini sedimentari già oggetto di ricerca e produzione di idrocarburi al fine di fornire dati aggiornati a clienti interessati. Contro questa iniziativa non è servito il ricorso al TAR di Comuni, Provincia di Teramo e Regione: il Tribunale Amministrativo ha dato ragione al proponente chiudendo, per ora, un contenzioso che, tra osservazioni alla Commissione di Valutazione di Impatto Ambientale del Ministero e azioni giudiziarie andava avanti dal 2011.

Se i Comuni ricorrenti della costa teramana insieme alla Provincia di Teramo non adiranno in appello al Consiglio di Stato, avremo 700km di costa, da Rimini a Santa Maria di Leuca, per un'area di 30.000 Km2 che verrà scandagliata con l’air-gun, una tecnica di sondaggio geofisico per ispezionare i fondali marini basata sul rilascio in mare di fortissimi spari di aria compressa, a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro. Una pratica devastante per molte forme di vita, specie per i grandi mammiferi marini, animali prettamente “acustici”.

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