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La meta è il #viaggio. Ma esiste un porto sicuro ad attenderci?

Ci sono cose inspiegabili. Forse è la vita tutta ad essere inspiegabile. Non siamo mai soddisfatti, c’è sempre qualcosa che manca. Esiste una meta in cui sentirci completi?
Da quando l’uomo è definito umano corre alla ricerca della felicità. Combatte, si dimena, si arrampica sugli specchi. Ma non riesce mai a guardarsi con sincerità. Cos’è la felicità? Cosa siamo noi realmente? Ci sono cose inspiegabili, domande che ronzano nella testa dell’evoluzione umana e non trovano mai risposta. Perché siamo qui, adesso? Cosa devo fare?
I più grandi filosofi di tutti i tempi hanno tentato di colmare il vuoto esistenziale dell’umanità. Ponendo dei riferimenti, camminando sui sentieri dell’ignoto nella speranza di lasciare tracce e molti di essi ci sono riusciti. Oggi probabilmente la musica è la nuova filosofia. Ci affidiamo a cantanti e band come nell’antica Grecia ci si affidava ai savi e ai sapienti. Non c’è ragione che tenga, siamo continuamente alla ricerca di risposte e di qualcuno che ce le fornisca. Anche se la risposta fosse sotto il nostro naso, anche se la verità fosse palpabile quanto un pezzo di carta, sopra cui è scritto tutto quello che dobbiamo fare.
Il mondo di oggi è un mondo che chiede consiglio, ma finisce per fare di testa propria. C’è chi si affida agli amici, chi ai parenti, chi agli sconosciuti. C’è chi si affida – proprio come nell’antica Grecia – ai savi e ai sapienti sul libroni scricchiolanti nelle biblioteche in città e c’è chi si affida a Dio – un nome vale l’altro, Dio è una presenza universale che ha molti volti e molti nomi. E poi c’è chi si affida al destino, quando le coincidenze diventano ‘troppe’. Ma in questo immenso mare di ‘chissà’ che ruolo abbiamo? In tutto questo ‘nuotare’, avremo la possibilità di salvarci o siamo destinati tutti a naufragare?
Ogni tanto, da qualche parte, spunta fuori qualcuno che parla di “segni”. Cose dell’altro emisfero, e non solo quello mitologico, proprio sulla scia di profeti e cabale. Segni che arrivano chissà da dove e chissà come sia possibile che sono lì. Sarà capitato a tutti di sentire che “quella non è la strada giusta”, ma la strada giusta è la più difficile da trovare. Perché, in fondo, forse ‘giusto’ oggettivo non esiste e corriamo il rischio di cercare quella strada per tutta la vita, a volte perdendoci. Ma se potessimo andare per esclusione, dando ascolto a quella vocina che in noi ogni tanto appare e ci sussurra “quella non è la strada giusta”, riusciremmo ad arrivare lo stesso a destinazione? Ammesso che una destinazione esista.
Dicono che la “la meta è il viaggio”. Quanto sia importante vivere ogni istante e imparare qualcosa da ogni attimo è indiscutibile. Il fatto che ci risulta davvero difficile è credere che non esista un finale – o meglio un lieto fine -, un porto sicuro dove poter giungere dopo tanto vagare, nuotare, lottare tra tempeste e orizzonti. E allora non ci rassegniamo e continuiamo a pensare. A nuotare.

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