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CGIL, cambiare subito la legge #Fornero

Prosegue con appuntamenti regolari il confronto tra sindacati e il Governo sul tema della previdenza. Si parla appunto di “confronto”, non di vera e propria trattativa perché il Governo ha dichiarato la volontà di voler ascoltare le posizioni sindacali, ma di non voler sottoscrivere accordi. Ad oggi le parti sembrano marciare su binari paralleli destinati a non incontrarsi. In questi anni abbiamo verificato i danni provocati dalla Legge Fornero su giovani, su lavoratori che aspirano alla pensione, su chi in pensione c’è già e su chi credeva di esserci e si è trovato senza pensione e senza lavoro (i cosiddetti esodati). A questa Legge non serve un’opera di manutenzione, serve rivederne l’intero impianto, ribaltarne l’impostazione. A prescindere dagli effetti devastanti che ha provocato è servita senz’altro a fare cassa (80 miliardi i risparmi ottenuti). Persino gran parte dei parlamentari che all’epoca la votarono (quando si tratta di intervenire su materie che penalizzano il lavoro nessuno ha mai problemi di coscienza), oggi ne disconoscono la paternità.

Non può essere il pubblicizzato anticipo pensionistico (APE) la soluzione dei problemi. Con quale coraggio si può dire ad un lavoratore “Ho fatto una legge che ti penalizza e ti allunga l’età lavoratoriva. Ora ti do uno strumento che ti agevola: ti concedo la possibilità di farti un mutuo, così potrai andare in pensione, che ti estinguerai in comode rate ventennali”. Il risultato sarà che avrà un danno permanente sulla sua rendita. Non scherziamo. Dal confronto deve uscire una serie revisione della Legge Fornero che permetta un accesso flessibile a chi intende andare in pensione senza penalizzazioni, la possibilità per i giovani, per precoci e discontinui di avere pensioni dignitose, riconoscendo le specificità tra lavoratori, riconoscendo il lavoro di cura in capo per massima parte alle donne, tutelando il potere d’acquisto delle pensioni e rafforzando la previdenza complementare. Dare risposte a queste richieste significa anche dare un giusto valore al lavoro, provare a far cambiare quel clima di sfiducia che domina nelle persone, penalizzate in questi anni da una politica che a loro non ha badato. E deve essere chiaro che la vertenza non riguarda solo chi è già in pensione o sta per andarci, ma intessa trasversalmente tutti coloro che lavorano, e in modo molto preoccupante i giovani, futuri pensionati di domani.

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