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Risus abundat in ore stultorum. Oppure in chi ha capito che nella #vita vale solo un #sorriso?

Ci sentiamo preoccupati, stanchi, sfiniti. Non abbiamo più forze per affrontare i problemi, perché sono davvero troppi. La vita con noi è ingiusta e non abbiamo più voglia di ‘combatterla’, né di sorriderla.
Capita nel nostro percorso che di tanto in tanto queste sensazioni si accavallino nelle nostre giornate. In fondo non c’è mai un motivo preciso per cui le proviamo, a volte si presentano come risultato di un insieme di situazioni che la nostra mente ormai cataloga come insostenibili. Vorremmo tanto potercene sbarazzare ma non possiamo. Cosa fare dunque? La definiamo sfortuna, oppure destino, volontà divina, ognuno di noi ha un percorso diverso dagli altri, con più o meno ostacoli. Ma solo apparentemente.
Nella vita tutti sanno cosa vuol dire soffrire e cosa vuol dire sorridere. Del resto non è il massimo sentire lagne di chi è esteticamente avvenente e si vede un brutto anatroccolo, quando nel mondo c’è chi soffre di obesità. Oppure di chi si lamenta che è magrissimo, quando ha un fisico snello e ci torna in mente che, in quel preciso momento, un altro bambino nel mondo perde la vita perché aveva fame. Sì, fa bene pensare a quanta sofferenza nel mondo ci sia, quella vera, tangibile, quella che può essere definita tale. Perché anche chi soffre deve sapere che ne ha più o meno diritto.
Nonostante ciò, tutti si lamentano. Tutti soffrono e tutti avvertono che ‘il mondo ti sta crollando addosso’, perché la vita è vita e varia come ne varia la percezione relativamente alla persona. Ebbene, la teoria della relatività di Einstein può essere applicata ancora una volta.
Sentiamo gli altri lamentarsi e pensiamo che sia per cose futili. Ci lamentiamo credendo che sia per i più grandi problemi del mondo e chiudiamo gli occhi per chi soffre davvero. Sì, perché se solo ce ne ricordassimo, ogni tanto, apprezzeremmo di più le nostre vite. Ma quanto può essere crudo sapere che nel mondo ci sono persone che soffrono moltissimo e che proprio per questo dobbiamo sentirci fortunati per ciò che abbiamo? Se ci pensiamo, quanto può risultare crudele – nel momento in cui crede di essere buono – l’essere umano?
Einstein ha detto “Ogni minuto che passi arrabbiato perdi sessanta secondi di felicità.” Forse è proprio questo il punto, dovremmo cercare di essere meno arrabbiati. Dovremmo sorridere di più e piangere meno, anche solo pensando a qualcosa di positivo, o guardandoci intorno. Probabilmente, allora, nonostante per secoli ci abbiano fatto credere che “Risus abundat in ore stultorum” (Il riso abbonda sulla bocca degli stolti), l’unico momento in cui siamo davvero felici, spensierati e dunque ‘buoni’ – perché non abbiamo ‘un buon motivo’ per farlo, ma lo facciamo e basta – è proprio quando ridiamo.

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