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La sparatoria ad Orlando – Le politiche delle armi

In una nazione ancora addolorata dalla sparatoria più violenta della sua giovane storia, il dibattito sul secondo emendamento (il diritto al possesso di armi) continua a polarizzare le opposizioni politiche. Con l'elezione a pochi mesi di distanza, la questione delle armi diventa sempre più prominente nella Casa Bianca, nel Senato e nelle case di milioni di americani. Con le opposizioni prese da una legislazione sempre più divisoria, l'America vede un elettorato sempre più preso dai poli politici e un'opposizione creata intorno alla tragedia di Orlando. Nella scia dell'attacco terroristico, il Presidente riafferma la sua lotta per portare avanti una nuova legislazione che limiterebbe la possibilità dei cittadini di acquistare armi, dichiarando nuovamente la sua opposizione all'accesso ad 'armi da guerra', chiamando quest’ultimo 'eccessivo'. Le dichiarazioni rilasciate dalla candidata del partito democratico, Hillary Clinton, corroborano la volontà del Presidente nel limitare l'acquisto di armi da parte di cittadini, un elemento che continua ad attrarre e intimorire milioni di elettori. Nei mesi precedenti alle elezioni, l'esistente clima politico rivela una vera e propria convergenza, con i democratici guidati da Obama e da Clinton, decisi nel continuare l'attacco al secondo emendamento, e i repubblicani, guidati da Trump, sempre più decisi nel mantenerlo.

È in questo contesto che si colloca la tragedia di Orlando. Una limitazione sulle armi o una limitazione su chi le potrà acquistare? È una questione che divide il paese in un periodo importante nell'estate decisiva prima delle elezioni del prossimo novembre. Le vere differenze si trovano proprio nelle proposte dei due partiti, con i democratici che chiedono una limitazione radicale sulle armi per evitare futuri atti di violenza e i repubblicani saldi nell'idea che è un problema di terrorismo, combattuto con più efficacia attraverso una politica più ristretta sull'immigrazione. Per molti americani, bandire le armi porta alla preoccupazione che si possa creare un mercato nero a vantaggio della criminalità organizzata, ma che renderebbe più difficile l'acquisizione di armi per i cittadini che intendono rispettare la legge e al contempo avere la libertà di difendersi. Per molti non è una questione di armi, bensì di chi le può possedere. Il partito repubblicano risponde infatti al problema dicendo che l'America non può permettersi di abolire i propri diritti civili nella lotta contro l'estremismo e che, invece, al terrorismo deve applicare la propria forza politica per contrastare la radicalizzazione domestica e quella importata con l'immigrazione. In un momento che molti ritengono tardivo, la nuova legislazione diretta dal senatore democratico Bob Casey tenta di limitare l'acquisto di armi da parte di cittadini condannati per incitamento all'odio. Certo, è una mossa un po' tardiva per molti, considerando il clima politico mondiale e il rischio dell'infiltrazione estremista in America.

Inoltre, il secondo emendamento viene visto come un diritto costituzionale e un bastione inviolabile della libertà personale. L'emendamento assume una posizione storica nella legislatura americana, un diritto fondamentale che, radicato fortemente nel concetto di milizia cittadina, molti americani vedono come un modo per limitare il potere di Washington e assicurare l'autodifesa. In una nazione afflitta sempre di più dalla violenza armata* e il rischio del terrorismo islamico, il secondo emendamento è un diritto sempre più difeso, ma allo stesso tempo sempre più ostacolato.

Per milioni di elettori, limitare un diritto civile ritenuto fondamentale non è la giusta risposta al terrorismo. Inoltre, una nazione indifesa è una nazione vulnerabile, sostenendo la paura di un rischio ben conosciuto; quello dei terroristi islamici radicalizzati come Omar Mateen, stranieri e domestici, che vorrebbero sfruttare il secondo emendamento per portare il terrorismo in America e nel mondo occidentale. La forte risposta di Trump e di molti elettori di fronte a questa controversia è quella di non rinunciare ai diritti costituzionali e di non soccombere alle paure fomentate del terrorismo islamico.

Fabio van Loon 

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