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Firenze, voragine sul Lungarno di 200 metri: “un errore umano” per mancanza di manutenzione e controlli?

Un buco, il vuoto, un’enorme voragine che ha squarciato il cuore di Firenze. Era l’alba, le 6.15 circa, quando la strada sul Lungarno Torrigiano ha ceduto. Oltre 20 auto inghiottite, due palazzi evacuati, migliaia di cittadini sono rimasti a secco di acqua nelle proprie abitazioni per ore. Ciò che fa più paura è la spalletta del fiume Arno che ha retto la voragine ma ne è rimasta gravemente danneggiata. La stima dei danni consequenziali al crollo è di oltre 5 milioni di euro. Il panico aleggia tra la popolazione, vigili, Forze dell’Ordine, sindaco e Comune di Firenze sono ai lavori. Il primo cittadino Dario Nardella ha detto che più passa il tempo, più gli sembra si tratti di “un errore umano”. E intanto si accendono polemiche e discussioni sul come sia potuta accadere una cosa del genere.
Secondo una prima perizia, a provocare il cedimento sarebbero stati due guasti a un tubo dell'acqua in ghisa di 70 centimetri. Il primo avvenuto intorno mezzanotte, da qui l’allarme di un cittadino a Publiacqua, l'azienda mista pubblico-privata che gestisce il servizio idrico fiorentino, la quale invia un intervento terminato alle 3.20. Nella mattinata il secondo, con alle 6.15 il crollo. E mentre il sindaco Dario Nardella discute con Publiacqua se la rottura del tubo sia la causa o la conseguenza della voragine, polemiche di ogni genere arrivano su Twitter, come dal cantante Piero Pelù. Ma c’è anche chi si domanda silente: manutenzione e controllo?
Certamente, alla base del crollo sul Lungarno c'è un evento meccanico accidentale, come la rottura di una dorsale dell'acquedotto. Fondamentale è il tempestivo intervento per limitare i danni e correggerli prima possibile – anche perché i lavori dovranno essere fatti necessariamente prima dell'arrivo dell'autunno in quanto le sue piogge ingrosseranno inevitabilmente l'Arno. Ma invece di piangere su latte versato e imprecare contro una ‘sorte malvagia’ bisognerebbe instillare la cura di ogni male, da oggi, piuttosto che da domani: la prevenzione. Bisogna cercare di creare reti di protezione, diminuendo i fattori di rischio e creando le condizioni per minimizzare i danni sulle strutture. Esistenti.
È giusto che Publiacqua, come ogni gestore del servizio idrico – e non solo – investa gli utili netti – che nel 2015 equivalgono a 29 milioni di euro – nel controllo, nella manutenzione e nell'ammodernamento della rete idrica. Perché mentre la cittadinanza paga tariffe, tasse e utenze sempre più alte, non merita un trattamento simile, merita piuttosto servizi e acqua. Non un sistema che fa acqua..da tutte le parti.

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