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Genio e diversità: un pesce fuor d’acqua non può arrampicarsi sugli alberi

È come se fossimo al centro di un ingorgo stradale. Come se indossassimo un vestito troppo stretto, o un paio di scarpe di quando eravamo bambini. La sensazione e' paragonabile a quella avvertita in una stanza sovraffollata, o senza finestre e porte. Come se fossimo rimasti incastrati in un ascensore bloccato, o in metro nel sottosuolo, senza che nessuno venga a salvarci. Purtroppo, in queste situazioni difficilmente si e' salvati, o ti salvi da solo o sei destinato a permanere in questa condizione di asfissia. Più banalmente potremmo dire “come un pesce fuor d'acqua”, questa e' la condizione che avvertiamo quando ci troviamo in situazioni di disagio, quando non ci sentiamo a nostro agio. Ma perché ci capita? Potremmo pensare che sia 'normale' sentirsi così in certe situazioni, che nessuno può adattarsi a qualsiasi situazione in qualsiasi caso, in qualsiasi momento. Non sempre e' possibile 'integrarsi'. In realtà non e' proprio così, o meglio, integrarsi non e' la cosa migliore da fare, a prescindere dal punto di partenza e quello di arrivo. Apparentemente paradossale, in realtà l'integrazione e' sintomo di esclusione, e dunque la dimostrazione che per poter comunicare, per poter 'entrare' forse e' più semplice confondersi nella massa. Amalgamarsi, coordinarsi, omologarsi. Eppure, al di la del fatto che possa essere giusto o sbagliato, anche questo non e' sempre possibile. In un mondo multiculturale e multietnico sembra quasi inutile dover spiegare la 'diversità'. A chiunque sarà capitato almeno una volta nella vita di rapportarsi ad uno straniero – un turista, un immigrato, un extracomunitario – la differenza e' lampante, nella pelle, nei capelli, nella lingua, nei gesti, nel modo di pensare. Ma e' proprio questo il punto, diverso e' chiunque, a modo suo, che sia nel punto di vista, nella formazione, nel trascorso di vita, non e' assolutamente possibile uguagliarsi a qualcun altro combaciando come due gocce d'acqua. La caratteristica che accomuna gli esseri umani e' una sola ed e' la diversità'.
Tutti abbiamo provato almeno una volta nella vita il disagio di sentirci 'diversi' – non conformi alla massa, separati dagli altri, esclusi – ed e' naturale nell'essere umano raddrizzare, aggiustare, smorzare e smussare gli angoli per trasformare un quadrato tra tanti cerchi. Ma dov'è l'errore? Esiste un errore? Cosa e' giusto e cosa e' sbagliato? Chi dovrebbe decidere quale elemento privilegiare? Purtroppo comanda e decide sempre e solo lei: la cultura dominante di riferimento. E considerato che sia l'ennesimo tentativo dell'uomo di dar forma a qualcosa di astratto, di spiegare qualcosa che di per sé e' già una definizione, non può portare che al fallimento. Verso se stesso, il prossimo, le future generazioni. Perché da una base distorta – o meglio volutamente 'dritta' anche se contro natura – difficilmente si potrà costruire. E nell'Italia del 2016 ne abbiamo le prove.
Forse una semplice frase potrebbe rendere tutto più chiaro. Albert Einstein una volta ha detto: “Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido”. La verità non conosce spiegazioni, è un sentore.

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