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Governo mette #Italia vs #animali: da #Belpaese a ‘brutta’giungla

Homo homini lupus, l’uomo è un lupo per l’uomo. Non solo. Responsabile di matricidio, autore di innumerevoli nefandezze, si è dimostrato nei secoli il figlio sbagliato che Madre Natura ha concepito. Un ribelle, un sadico, immorale cacciatore di uomini e creature innocenti, spesso per gioco, con esclusive finalità ludiche. A dare l'ennesima prova di tutto ciò – e di molto altro ancora – la nostra beneamata Italia. Ovviamente non si tratta di comuni mortali che ogni giorno si battono per la sopravvivenza in questa ormai poco più che giungla, parliamo dei ‘grandi capi’ al di sopra delle loro spalle. Oltre ad essere SULLE loro spalle. Si parla di un Governo, re di una giungla in tempesta, che promuove e non promulga leggi contro la Natura. A lui va la scoperta del 'fuoco' ed acceso tra gli uomini crea e ricrea a proprio piacimento la guerra dei poveri. Non solo. Permette, senza batter ciglio, che il resto della popolazione della Penisola – perché il mondo e ovviamente anche l'Italia è popolato anche da flora e fauna – venga dissacrata, sfruttata, decimata, sterminata. Forse questo Governo dimentica le origini del mondo. Forse non conosce le origini del mondo.
Negli ultimi anni, l'attuale Governo ha eliminato molti strumenti per il controllo dei reati contro gli animali. Con disarmante nonchalance ha ignorato le leggi che li tutelano. Con totale indifferenza – lasciandogli il beneficio del dubbio – ha promosso leggi che li uccidono, oscurando le richieste di soccorso e azzerando o riducendo le risorse conseguenti. Tra gli innumerevoli 'colpi di frusta' – e non di genio – alle creature del mondo animale c'è stato il depotenziamento della Task Force della Direzione Generale della sanità animale e del farmaco veterinario del Ministero della Salute, istituita nel 2010 dal Ministro Martini. Obiettivo della Task Force era la lotta al randagismo e ai canili lager, insieme alla tutela degli animali di affezione. Medici veterinari in collaborazione con i carabinieri dei Nas effettuavano ispezioni su tutto il territorio nazionale a caccia di criticità. Ebbene, con “la rimozione dei dirigenti, la sostituzione, l'alternanza” i cani e i gatti randagi – abbandonati, maltrattati, accecati, impalati, seviziati, avvelenati – resteranno in preda alle strade e vittime della ‘tratta’ dal Sud al Nord Italia per finte adozioni – salvando rari casi – con scopi immorali e illegali tra vivisezione e combattimenti, tra macellazione per fabbriche di mangimi e zooerastia. Un altro ‘colpo di frusta’ per i nostri amici animali è stato riaprire dopo quasi mezzo secolo la caccia al lupo. Perché se l'uomo è cacciatore e lupo di altri uomini figuriamoci se non venga attratto dalla caccia al lupo stesso. Secondo un’indagine dell’ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) in Italia sono stati stimati tra 1.269 e 1.800 lupi nel periodo 2009-2013. A livello internazionale il lupo è inserito nella specie “vulnerabile”, Lista Rossa della IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura). A livello comunitario il lupo è protetto dalla Convenzione di Berna, dalla CITES (Convenzione sul commercio delle specie in pericolo) e dalla direttiva comunitaria Habitat (43/92). Poco vale a questo punto ricordare che il lupo sia un'icona per l'origine della vita, antenato tangibile dei nostri amati cani, dei nostri più fedeli amici. Con il lupo che oggi ammazza per gioco, per “passione”, lo stesso uomo ha percorso l'intero cammino dell'Evoluzione. Purtroppo dove vige ignoranza non vige saggezza, perlomeno non oggi. Perché se per uno dei padri fondatori della filosofia come Socrate il più saggio è colui che sa di non sapere, per noi che viviamo oggi questa Italia, questo modo di Governare l’Italia, chi ignora di sapere è destinato a estinguersi, mentre chi ignora ma sa di non sapere va avanti portando in una terra di pochi – e per questo destinata a scomparire – superstizioni e giochi di ‘prestigio’ che in parole povere fanno l'uomo somaro e pure superbo. Con tutto il rispetto per l’asino.
E ancora, la nutria. Un animale mansueto, docile, pacifico e in alcune zone del mondo considerato un animale da compagnia, è stato importato in Italia dal Sudamerica agli inizi del secolo scorso. Non perché fosse considerato alla stregua del cagnolino o del gattino, ma per la produzione di pellicce. Come tutti gli altri animali ‘usati’ per questo scopo, la nutria per decenni è stata trattata con crudeltà. Imprigionata a vita in gabbie lager e poi uccisa con metodi agghiaccianti tra cui: camere a gas, elettrocuzione, rottura delle ossa cervicali, asfissia, corrente elettrica, colpo alla nuca, colpo contundente al muso, dispositivi che perforano il cervello, iniezioni letali, etc. etc., oggi la nutria sarà sterminata grazie all'approvazione della legge 221/15. Perché da morbido collo di pelliccia è stata trasformata in capro espiatorio di alluvioni, inondazioni, rottura di argini, frane e chi più ne ha più ne metta, mentre il dissesto idrogeologico ha ben altre cause – desertificazione, erosione diffusa, erosione costiera, valanghe, alluvioni, subsidenza, tutti fenomeni strettamente condizionati dalle attività umane: massicce emissioni in atmosfera di gas a effetto serra che mettono in crisi il sistema climatico, cementificazione e forte urbanizzazione che sta distruggendo il suolo italiano, opere idrauliche, argini invasi, briglie, pesticida etc. etc.
Altro ‘colpo di frusta’ dei re della giungla è stato approvare la legge regionale toscana 10/2016, condanna a morte di migliaia di ungulati (cervi, cinghiali, caprioli, daini, mufloni), approvata con il consenso del Sottosegretariato all'Ambiente e con promessa estensione a tutto il territorio nazionale. L'idea è quella di piazzare nei boschi decine di Centri di Sosta dove giaceranno i cadaveri innocenti prima di essere spediti alla filiera alimentare, di cui – per rendere più dolce la pillola – si è detto di indirizzare una parte – in realtà esigua – ai bisognosi. Come se le persone in difficoltà economiche potessero smettere di essere povere grazie alla carne di capriolo. Ma in fondo si tratta sempre di carne ‘pregiata’, perché vivere 100 giorni da pecora se è possibile viverne uno da leone? O meglio, ‘di capriolo’.
Per chiudere la lista degli orrori, non per questo finita, recentemente sono state eliminate due figure fondamentali per la salvaguardia e la tutela dell'ambiente e del mondo animale: il Corpo Forestale dello Stato, che da sempre ha dimostrato un grande impegno nella lotta ai reati ambientali, e la Polizia provinciale, riducendo così la vigilanza e il controllo sull'ambiente.
Eppure il matricidio di cui l'introduzione non avviene nel silenzio di Madre Natura. Nella tacita apparenza, accumula ferite e dolori che non può a lungo andare che riversare sull'uomo. Lo scorso 17 aprile è successo qualcosa: si è aperta l'ennesima ferita nel cuore della Terra. Il comune mortale italiano ha dimostrato di essere stanco, non curante che di questa stanchezza i re della giungla si incoronano di nuovi poteri. Schiaffeggiando decenni di storia, che quel 2 giugno del 1946 vide i nostri padri fondatori incoronare cittadini e cittadine nella libertà di espressione, il Presidente del Consiglio ha invitato gli italiani ad approfittare della bella domenica di sole ed andare al mare, piuttosto che alle urne. In pratica i cittadini sono stati invitati a non esercitare un diritto e a non adempiere a un dovere, quello di votare (art. 1 della Costituzione). Domenica 17 aprile quello stesso mare invaso dalle trivelle – e dove sarebbero dovuti andare gli italiani- è stato vittima dell'ennesima nefandezza. È stato il petrolio a punire l'Italia, stanca e per questo sconfitta in partenza. Un'esplosione nell'impianto di raffineria dell'Iplom a Genova, che ha causato la rottura di una tubatura e il conseguente sversamento di migliaia di litri di greggio nel torrente e nel mare. Che a sua volta ha causato la morte di centinaia di creature innocenti, tra anfibi, pesci, uccelli.
E dunque, “andiamo tutti a…l mare”. Perché a quel Bel Paese già ci siamo.

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