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Festival dei Giovani: #noisiamofuturo per Miriam, giovane scrittrice di #gaeta

Un bagaglio di esperienze, quello portato con sé dai giovani provenienti da tutta Italia lo scorso weekend al Festival dei Giovani. Ospite d'eccezione, la perla del Tirreno: la città di Gaeta, che nel suo magnifico golfo ha raccolto il futuro italiano nei giorni 14, 15 e 16 aprile scorsi. La città abbracciata dal mare ha accolto e cullato ragazzi e ragazze giunti dall'intera nazione, si parla di più di 5.000 studenti. Gli organizzatori e promotori del Festival – tra cui Intesa San Paolo, Università LUISS Guido Carli, Comune di Gaeta – dall'idea di Strategica Community S.r.l., hanno fotografato un weekend ricco di emozioni. Un momento di confronto, divertimento, passione, un momento per permettere ai giovani di esprimersi al meglio ed esprimere liberamente i propri talenti. Uno spazio per farsi ascoltare e capire, da un mondo adulto apparentemente sempre più alieno. Cosa pensano i giovani? Come vivono? Hanno ancora voglia di mettersi in gioco? Ebbene, dai numerosi incontri e dibattiti, figli di un programma più che proficuo, è emerso che i giovani sono fiduciosi nel proprio futuro, che vogliono stringerlo tra le mani e viverlo al meglio delle proprie capacità. Questi giovani apparentemente esiliati e rinchiusi nel mondo dei social, in realtà sanno che Internet è il futuro e intendono trasformarlo in una chiave per il successo. Sono giovani talenti, giovani multiculturali, multietnici, che oltre ogni pregiudizio promulgato dalla stampa non hanno alcun problema a rapportarsi con la diversità e la diversificazione, da qualunque punto di vista.
Tra i quasi 7.000 giovani protagonisti del Festival, abbiamo intervistato Miriam, una giovane scrittrice 25enne di Gaeta, scelta insieme ad un piccolo gruppo di altri giovani scrittori provenienti da tutta Italia. I 'migliori' racconti e poesie sono stati raccolti e scelti dalla giornalista de La Repubblica Simonetta Fiori, e dall'ideatrice del Festival, Fulvia Guazzone.

Miriam, sei stata invitata al Festival dei Giovani come giovane talento. Puoi raccontarci qualcosa di te?

Sono davvero lusingata. Il mio trascorso di vita è abbastanza singolare. I miei genitori hanno divorziato quando ero molto piccola. Lì sono iniziate le mie peripezie. Ho trascorso molti anni in solitudine, ho dovuto affrontare problematiche quasi sempre più grandi di me e sono dovuta crescere in fretta. Nonostante le difficoltà mi sono battuta per il mio futuro e mi sono impegnata nell'istruzione e nelle mie passioni. Oggi sono laureata in Editoria e Scrittura, insegno danza e mi sto affacciando al mondo del lavoro con il mio più grande amore: la penna. Svolgo un tirocinio per il gruppo Editoriale Edizioni Oggi e frequento un master in Diversity Management e Gender Equality. Tutto questo rappresenta il raggiungimento di un traguardo, per me.

Il tuo racconto è stato scelto tra centinaia in tutta Italia. Come hai vissuto questa esperienza al Festival dei Giovani?

E' stata un'esperienza straordinaria. Vedere che il mio racconto, scritto quasi dieci anni fa, sia piaciuto a tal punto da invitarmi al Festival è stato per me motivo di grande soddisfazione e gioia. Sono intervenuta all'evento promosso da Simonetta Fiori, giornalista de La Repubblica, che mi ha invitata a leggere il racconto e mi ha rivolto alcune domande sui nuovi media, sull'importanza dell'impegno sociale e sulla scrittura. Sono stata invitata anche all'incontro organizzato da Fulvia Guazzone, l'ideatrice del Festival, grazie all'Associazione Culturale deComporre, della quale sono socia, e alla Presidentessa Sandra Cervone, incontro che ha avuto come tema di riferimento l'integrazione e il multiculturalismo. Sono state due esperienze uniche, soprattutto perché ho avuto la possibilità di parlare ai giovani. In un mondo di crisi e sfiducia, quello in cui viviamo, momento storico in cui sembra sia tutto perduto e che i giovani non abbiano più una voce per esprimersi, mi sono sentita un urlo nel silenzio. E la cosa più soddisfacente è stato constatare che non sono l'unica giovane a combattere per il mio futuro.

Di cosa parla il tuo racconto? Ha qualcosa da dire alle nuove generazioni?

Il mio racconto si intitola “Ero solo un filo d'erba”, e narra la breve vita di un semplice filo d'erba che osserva il mondo dal basso. E' piccolo, fragile e apparentemente insignificante, ma dentro di sé nutre profonde speranze. Il suo più grande sogno è quello di volare come le sue amiche foglie. Credo che possa suggerire alle nuove generazioni di non arrendersi mai. Che se si sentono abbattute, scoraggiate o sconfitte, devono continuare a lottare contro tutto e tutti, perché prima o poi una grande folata di vento le solleverà da terra e le farà spiccare il volo.

Che progetti hai per il futuro? Intendi continuare a coltivare la passione per la scrittura?

Scrivo sin da bambina e non ho mai smesso. Se non per motivi di studio. Oggi abbiamo una grande porta da varcare, quella del Web e credo sia indispensabile per le future penne. Spero di poter continuare a scrivere, non c'è nulla di più bello che vivere di ciò che ami. Mi interessano molti campi, soprattutto il sociale, legato alla risorsa della diversità e delle Pari Opportunità, spero un giorno di poterli fondere con quello della comunicazione ed inserirmi in un contesto lavorativo che mi permetta di combattere le ingiustizie. Se non si può cambiare il mondo, almeno vorrei poter lavorare anch'io, nel mio piccolo, per restituirlo più 'pulito' alle future generazioni.

 

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