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“Sprigioniamo il lavoro”: il nuovo progetto per i detenuti presentato dal Sottosegretario della Giustizia

“Rieducare col lavoro significa impegnarsi per l'integrazione dei detenuti ed evitare che incorrano nella recidiva”. Così il Sottosegretario della Giustizia Cosimo Maria Ferri spiega la presentazione del nuovo progetto per i detenuti “Sprigioniamo il lavoro” alla Camera dei Deputati. Portare il lavoro nelle carceri, affinché si educhi/si rieduchi il detenuto al lavoro e all’onestà. Un progetto significativo, che restituisce dignità al detenuto in quanto persona, prima ancora che condannato. “Portare lavoro in carcere è un vantaggio per l’impresa, per il detenuto e per la società – ha detto il Sottosegretario – certezza, flessibilità ed umanizzazione della pena sono le linee da seguire per garantire l'equilibrio tra sicurezza e rieducazione, poiché rieducare significa lavorare per l'integrazione dei detenuti nella società civile ed evitare che incorrano nella recidiva”. Il Ministero della Giustizia, dunque, sta lavorando su proposte come “Sprigioniamo il lavoro” con l’obiettivo di disegnare un nuovo modello di carcere che sia aperto alle idee e attento alla tutela dei diritti. “L’inserimento lavorativo nelle cooperative sociali – continua Ferri – genera un impatto importante sull’abbattimento del tasso di recidiva dei condannati inseriti in questi percorsi, che passa da oltre l’80% a meno del 10%, producendo così un importante risparmio per le casse dello Stato e alleviando la già critica situazione delle carceri italiane. L'esigenza del
lavoro per i detenuti va inserita anche in questo contesto: permette di pagare allo Stato le spese di mantenimento e consente a loro di inviare somme ai propri familiari, un modo per sentirsi utili nei confronti dei loro cari. Iniziative come questa generano un nuovo passo in avanti per il miglioramento delle condizioni dei detenuti all’interno degli istituti di pena, rafforzando la funzione rieducativa della pena, in coerenza con i principi sanciti dall’articolo 27 della Costituzione italiana”.

 

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