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Scarpe Nike e Adidas: 100€ al pezzo per 40 centesimi di lavoro

Che sia per un giro in centro, per andare a lavoro, per shopping, o per andare a casa. Ogni giorno passiamo davanti a piccoli e grandi magazzini. Immersi nei nostri pensieri, nelle nostre attività. Nelle nostre vite. Ogni giorno milioni di persone, non necessariamente patite dello shopping, escono dai più svariati punti vendita. Con le proprie buste, hanno stampato in viso il senso di soddisfazione per il nuovo acquisto. Forse perché lo si è fatto con sacrificio, oppure perché semplicemente lo si desiderava. Forse perché era necessario per il corso di pallavolo, o per l’intensa settimana in palestra. Il paio di scarpe da ginnastica più acquistato ha la firma Nike, la seconda scelta è sempre Adidas. Ma mentre compriamo quelle scarpe, mentre le indossiamo ogni giorno e le esibiamo con nonchalance o fierezza, mentre usciamo con gli amici, lavoriamo o andiamo a fare la spesa, non ci rendiamo conto che quelle scarpe le abbiamo pagate almeno 100 euro, mentre valgono solo 40 centesimi. Pochi spiccioli dati a una, cento, mille, migliaia di operaie tessili che cuciono 80 pezzi l’ora, in condizioni di lavoro pessime. Tessuti comprati a prezzi stracciati, e non realizzati in centri di produzione di proprietà, ma acquistati sul mercato del discount dalle mani del miglior offerente. Lontano dai colossi dell’economia, Stati Uniti e Europa esportano le proprie aziende dove la manodopera costa meno. Nei Paesi in via di sviluppo dove regna la povertà. La fame. La disperazione, che porta a lavorare in condizioni pietose soprattutto donne e bambini. Chi fermerà tutto questo? Intanto dai dati Istat emerge che le Multinazionali sono in espansione, che fatturano anche 30 miliardi di dollari l’anno. Alle operaie tessili della Tailandia, della Cina, del Vietnam vanno però 5 euro al giorno, quando tutto va bene. Ventidue secondi e mezzo, il tempo che hanno a disposizione per fare una cucitura, e se non dovessero riuscirci non rientrerebbero nelle 12 ore lavorative, già “poche” a quanto pare, da doversi trattenere in fabbrica per finire il lavoro. Gratis. Altrimenti addio 5 euro. Questi alcuni dati emersi dal libro di Klaus Werner Lobo “I crimini delle Multinazionali”, mentre tutto il mondo tace e prosegue il suo cammino nella globalizzazione. Come in Italia l’operaio abbassa la testa e continua il suo lavoro a qualsiasi condizione, perché altrimenti dietro di lui ci sono africani, asiatici, pronti a sostituirlo a costi inferiori, queste testimonianze sono una finestra sul mondo della globalizzazione. Sul “mondo omologato” in cui viviamo e che continuiamo a calpestare con scarpe dai grandi marchi e sempre più “costose”.

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