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L'On. Fabrizio Cicchitto: tre ipotesi sull'assassinio di Giulio Regeni

ROMA – La morte di Giulio Regeni, il ricercatore italiano torturato ed ucciso a Il Cairo, ha suscitato dolore e sdegno nell'opinione pubblica, non solo italiana ma anche internazionale, per l'atteggiamento del governo egiziano, che, benché si dica disposto a collaborare con l'Italia per arrivare alla verità, di fatto nega l'evidenza di fatti che ormai sono scientificamente appurati. Giulio è stato sequestrato, torturato, ucciso e poi fatto ritrovare in un fosso sulla strada che da Il Cairo porta ad Alessandria. Il governo egiziano ha cambiato spesso versione al riguardo parlando prima di un incidente stradale e poi di un atto dovuto alla criminalità comune. Peccato però che, prima ancora dell'autopsia eseguita in Italia, era stato uno stesso membro dello stato egiziano, dopo aver visto il corpo, a parlare di torture e di “una morte lenta”, smentendo quindi di fatto le dichiarazioni delle autorità egiziane. Per gli investigatori italiani infatti si tratta di “un omicidio politico”, legato alle forze di sicurezza egiziane o ad apparati paramilitari. Giulio si trovava in Egitto per svolgere la tesi per il dottarato, si occupava dei sindacati indipendenti che lottano per i diritti umani e per la giustizia sociale ancora negati in questo paese. Il ministro Gentiloni ha più volte dichiarato che la verità sembra essere ancora lontana ma riflessioni ed ipotesi sono state avanzate da numerosi esponenti politici italiani tra cui l'On. Fabrizio Cicchitto, presidente della Commissione Esteri della Camera, che ha fatto alcune ipotesi al riguardo nel corso di un'intervista all'Huffington Post. “Allo stato attuale, purtroppo, l'unica cosa certa è che Giulio Regeni è stato sottoposto a torture ed assassinato da un nucleo organizzato, che lo ha rapito e trattenuto per giorni” – così ha esordito l'On. Cicchitto. “Per parte sua – ha continuato a dire – il ministro degli Interni egiziano ha escluso che egli sia stato arrestato dalla polizia regolare. Il governo italiano ha detto in modo netto e chiaro che per un verso siamo consapevoli delle ragioni politiche, economiche e strategiche che legano i nostri due paesi, ma che la real-politik non ci indurrà a considerare questo un episodio come un fatto di ordinaria amministrazione e quindi di accettare versioni di comodo per metterci una pietra sopra. Ora parlando in modo netto ed esplicito – ha puntualizzato l'onorevole – le ipotesi che stanno davanti a noi sono tre, partendo dall'unico fatto certo e cioè che si è trattato di un'operazione criminale posta in essere da più persone, che per alcuni giorni hanno massacrato Regeni in un locale riservato. La prima ipotesi – ha spiegato – è che Giulio Regeni sia stato arrestato e poi torturato da un settore delle forze dell'ordine egiziane. La seconda è che il ragazzo sia stato rapito, torturato e assassinato da un nucleo organizzato per una calcolata provocazione contro il governo egiziano e contro le relazioni fra l'Italia e l'Egitto, visto che è avvenuto mentre era in corso la visita di una delegazione composta dal ministro Guidi e da imprenditori italiani e che si è alla vigilia di importanti intese
economiche. La terza – ha aggiunto – è che il crimine sia stato commesso da un nucleo operativo collocato nell'area dello stato ma che abbia agito all'insaputa del governo lungo una sua selvaggia logica repressiva che comprende sia la tortura sia l'assassinio”. Queste le tre ipotesi avanzate dall'On. Cicchitto. “Non ci sfugge il fatto – ha concluso Cicchitto – che il governo egiziano ha consentito che un team di nostri investigatori si affianchi a quelli egiziani, cosa certamente inusitata. Di conseguenza è indispensabile che il governo egiziano faccia luce in modo convincente su quale di queste tre ipotesi sia quella vera, che lo faccia sulla base di prove certe e convincenti e che ovviamente ne tragga le conseguenze sul piano giudiziario. Questa assunzione di responsabilità per l'accertamento della verità può consentire di ristabilire pienamente le relazioni politiche ed economiche fra i nostri due paesi, che sono assai importanti per la situazione medio-orientale”.

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