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IL CASO REGENI. Giulio è morto per una rottura di una vertebra cervicale. Lutto a Fiumicello. Gli amici in Egitto “morto per le sue idee di giustizia sociale e diritti umani”.

ROMA – L'autopsia, disposta dalla Procura di Roma sul corpo di Giulio Regeni, “parla chiaro”: a Giulio è stato spezzato il collo, probabilmente da un persone che gli stava di fronte. Oltre la frattura di una delle vertebre cervicali che ne ha provocato la morte per soffocamento, confermati i segni di sevizie e torture, tagli ecchimosi, contusioni, nessuna violenza di tipo sessuale. Sei ore di autopsia fanno emergere che il ragazzo è stato duramente torturato per giorni. Si aspettano intanto i referti delle altre analisi che richiedono invece dei tempi tecnici di attesa e che chiariranno aspetti ancora sconosciuti sulle ultime ore di vita di Giulio ed anche la probabile data del decesso. Pare comunque che la verità sia ancora lontana, come ha sottolineato anche il ministro Gentiloni. Domani il rientro della salma a Fiumicello in provincia di Udine dove per oggi il sindaco ha proclamato il lutto cittadino e dove si svolgeranno i funerali di Stato, aperti a tutti coloro che vorranno rendere omaggio alla memoria del giovane ricercatore. La data delle esequie è ancora da definirsi perché i genitori hanno fatto sapere di voler dare il tempo a tutti gli amici di Giulio, sparsi per il mondo, di organizzarsi e poter essere presenti. Oggi il parroco del paese, Don Luigi Fontanot, durante l'omelia della domenica non ha mai nominato Giulio ma ha scelto un brano del Vangelo legato al martirio ed alla sofferenza poi, dopo la liturgia, si è intrattenuto alcuni minuti con i giornalisti “Giulio è stato ucciso per quello in cui credeva” ha dichiarato e, tornando sul passo biblico commentato durante la messa, ha aggiunto “di solito quando pensiamo al martire pensiamo ad una figura da supereroe, invece si tratta di persone normalissime”, ovviamente riferendosi a Giulio. Nel pomeriggio il paese ha partecipato, nonostante la pioggia, ad una fiaccolata in ricordo del concittadino, a cui hanno partecipato il sindaco, Ennio Scridel, e sindaci dei paesi limitrofi. Intanto la squadra interforze italiana, composta da sei uomini e partita tre giorni fa per Il Cairo, sta lavorando per indagare su cosa sia davvero successo anche e soprattutto dopo il tentantivo della polizia egiziana di far passare l'omicidio per un incidente stradale. Gli investigatori italiani presumono che l'intento sarebbe stato quello di far sparire il corpo per non farlo ritrovare. Hanno inoltre richiesto di poter accedere a tutti gli atti stilati dalla polizia. Si configura sempre di più come “un omicidio politico” quello di Giulio, dopo il tentativo di depistaggio, prima con la tesi dell'incidente stradale e poi con quella di un omicidio ad opera di criminali comuni. Tesi che alcuni giornali filogovernativi continuano a sostenere. La tragica fine del ricercatore si pone in linea con le 350 sparizioni di persone, avvenute negli ultimi tre mesi a Il Cairo, secondo modalità messe in atto quando ci si vuole liberare di “gente scomoda”. L'ambasciatore italiano, interpellato, ha fatto sapere che la collaborazione del governo egiziano alle indagini non è per nulla scontata ma sarebbe necessaria per la credibilità del Paese, non solo nei confronti dell'Italia ma anche dell'opinione pubblica internazionale. Il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, ha espresso il proprio cordoglio alla famiglia e commentato l'omicidio come “un pugno nello stomaco di una violenza inaccettabile”, evidenziando che dovrebbe essere “nell'interesse di al Sisi collaborare” e facendo il punto della situazione al momento “abbiamo già mandato i nostri in Egitto da tre giorni, da sabato lavorano con la squadra operativa mista, con la polizia locale. Nessuno potrà riportare alla vita Giulio ma riportare a galla la verità potrà forse risparmiare altre vite.” Così ha concluso il ministro. Intanto molti amici di Giulio a Il Cairo e coloro che lo conoscevano non credono alle tesi governative ma sono convinti che è per le sue idee e per il sostegno ai sindacati in difesa dei diritti umani e della giustizia sociale che sia stato ucciso.

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