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IL CASO: fece pipì all'aperto, docente di filosofia licenziato dopo 11 anni.

BERGAMO – La storia ha del paradossale e lascia riflettere molto sul senso di giustizia che questo Paese rimanda di sé. Si assiste ad “un certo buonismo” di fronte a truffatori, ladri, maestre riprese a picchiare bambini indifesi a cui si concedono gli arresti domiciliari e poi tac! arriva il volto implacabile della giustizia che si rivela ad un professore di filosofia, Stefano Rho, licenziato perché undici anni fa, a notte fonda e in un paesino di pochi abitanti fece pipì dentro un cespuglio e fu fermato da una volante dei carabinieri. In Italia queste cose succedono e purtroppo quello che sembrerebbe uno scherzo in realtà non lo è. LA VICENDA Stefano Rho, nato a Lacor in Uganda 43 anni fa da medici volontari per l'organizzazione “Cuamm-Medici con l'Africa” tornato in Italia e laureatosi in filosofia alla Cattolica, si iscrisse alle graduatorie per aspettare il suo turno e diventare insegnante titolore dopo ovviamente anni di supplenze e concorsi. Un uomo esemplare che mai aveva avuto problemi con la giustizia. Undici anni fa però successe un episodio, un episodio che potrebbe restare solo negli annali degli episodi che si raccontano tra amici per ridere e ricordare i vecchi tempi ed invece no! In Italia non va mica così! Nel ferragosto del 2005 Stefano esce con un amico perché ad Averara, paesino con meno di duecento abitanti, è stata organizzata una sagra con un comico di Zelig. La festa ovviamente richiama molte persone della zona tanto che Stefano e l'amico non riescono ad entrare e restano nei paraggi, bevono una birra e si intrattengono a chiacchierare fino a tardi. A notte fonda prima di rientrare a casa Stefano ha una necessità fisiologica, non c'è più nessuno in giro, non ci sono bar aperti, è buio solo qualche lampione ed allora decidono i due di fare la pipì dentro un cespuglio in quel momento una pattuglia dei carabinieri li sorprende e li ferma. Allora esibiscono i documenti, ricevono un bel rimprovero e poi finisce lì, almeno pare ed invece no! Un anno dopo Stefano e Daniele si ritrovano imputati davanti al giudice di pace di Zogno perché in un luogo pubblico ed anche illuminato compivano “atti contrari alla pubblica decenza orinando nei pressi di un cespuglio” ricevono duecento euro di multa, la pagano senza fare ricorso e senza mettere in mezzo avvocati perché pensano sia finita lì finalmente, così pareva ed invece ancora no! Nel settembre 2013 intanto il professore di filosofia, precario da 14 anni, firma per il Ministero un' autodicharazione dove ad un certo punto si dice “di non aver riportato condanne penali e di non essere destinatario di provvedimenti che riguardano l’applicazione di misure di sicurezza e di misure di prevenzione, di decisioni civili e di provvedimenti amministrativi scritti del Casellario giudiziario ai sensi della vigente normativa”. Dopo alcuni mesi il dirigente scolastico della scuola in cui insegna lo convoca e gli comunica che lui risulta “destinatario di un decreto penale passato in giudicato” convocandolo nuovamente a fine gennaio 2014 per dare spiegazioni al riguardo. Il dirigente riconosce plausibili le motivazioni portate dal prof. Rho a propria difesa affermando che se anche avesse dichiarato le condanne avute, le stesse non “avrebbero inciso sui requisiti di accesso al pubblico impiego”, caso chiuso ed invece neanche a parlarne! La giustizia italiana, spesso paradossale, spesso piuma in situazione realmente gravi, si abbatte sul prof. Stefano Rho come un macigno, così la Corte dei Conti decide di ignorare il tipo di condanna, che non “sporca” neanche la fedina penale del prof. Rho che infatti resta intonsa e che non osta all'assunzione nel pubblico impiego, e comunica alla scuola che il docente va licenziato. Ed infatti succede proprio questo, il dirigente scolastico dell'istituto di Bergamo, Patrizia Graziani, ne prende atto e senza preavviso dichiara la decadenza dell'insegnante. la perdità dell'anzianità accumulata negli anni insegnando negli istituti bergamaschi e la cancellazione da tutte le graduatorie provinciali ed altro ancora insomma una “damnatio memoriae” del prof. Rho! Un Paese spesso incoerente l'Italia dove almeno finora, cioè fino al caso di Sanremo”, nessuno diceva niente se ci si allontava dal pubblico impiego dopo aver timbrato, dove spesso ci si nasconde dietro al “fan tutti così” dove nessuno è disposto a parlare, a denunciare e chi lo fa passa guai amari, si veda il caso di Bologna del sig. Ciro Rinaldi, dove si viene licenziati per aver fatto pipì dentro un cespuglio, di notte, da solo, senza oltraggiare la morale pubblica!. Nell'era di internet, che è vero che costituisce un'arma a doppio taglio, sui social la vicenda non è passata inosservata ed ha suscitato molto clamore ed indignazione per il trattamento riservato al prof. Rho. Dopo l'articolo del Corriere della Sera e la diffusione della notizia tramite la tv nazionale, su facebook gli alunni del liceo linguistico “Giovanni Falcone” di Bergamo hanno aperto una pagina “Dalla parte di Stefano Rho” a difesa e sostegno del professore che ha raggiunto più di 4000 iscritti e in cui si invitano tutti gli studenti che hanno avuto come docente il professore in diversi periodi a scrivere la loro testimonianza. Il caso paradossale del prof. Rho inizia ad essere davvero di interesse pubblico tanto che il deputato del PD, Antonio Misiani, si è interessato alla vicenda volendo vederci chiaro ed ha dichiarato di voler presentare un'interrogazione parlamentare affinché la Ministra della Pubblica Istruzione, Stefania Giannini, dia tutte le informazioni necessarie e solleciti gli interventi normativi necessari per porre rimedio a questo assurdo licenziamento. Il docente nno si abbatte e dichiara che impugnerà il provvedimento e si rivolgerà al giudice del lavoro. Le autorità locali lo sostengono, in prima fila il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, che su fb e twitter ha scritto numerosi post di solidarietà. Il prof. Rho, licenziato per aver fatto pipì, è sposato ed ha tre figli da mantenere.

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