ITALIA

dall'

Solo notizie convalidate
[wpdts-weekday-name] [wpdts-date]

EDIZIONI REGIONALI

Solo notizie convalidate

EDIZIONI REGIONALI

La crisi delle pecore impazzite

Leggendo i giornali, ascoltando i telegiornali, ci si chiede ogni giorno da cosa derivi la crisi e perché non si riesca a uscirne, quando sappiano altrettanto bene che è stata meticolosamente calcolata a tavolino dai burattinai dell'alta finanza. Soprattutto ci si chiede perché ci rifiutiamo di capirne i meccanismi, ammantati di paroloni pseudo-comprensibili. Una crisi che alla mattina sentiamo definire ormai superata e alla sera definiamo invece ancora nel pieno di una bolla di deliri economico-finanziari. Il tutto mentre il nostro capo del governo si sforza di mostrarsi sorridente, apparendo invece patologicamente ottimista per necessità di immagine, e senza lasciarsi sfuggire l'occasione di ricordare che “l'unica cosa di cui bisogna avere paura, è la paura stessa”.
In molti, però, ci sforziamo di di capire che la crisi non è del sistema, ma dei meccanismi che lo compongono, ovvero, dei valori e dell'ormai confuso bagaglio di falsa razionalità, per altro mascherata abbastanza male.
Una crisi soprattutto di valori, che sfocia in atti inconsulti di modesti pensionati che finiscono per compiere atti estremi, allo stesso modo di qualche multimiliardario che decide di farla finita, sparandosi nel garage della propria villa, appoggiato alla super fuoriserie. Ma se il primo si toglie la vita perché non riesce a immaginare un domani solamente dignitoso, il secondo lo fa solo perché si sente mancare quel potere mantenuto fino al giorno prima, non certo per mancanza di denaro.
Crolla il livello del Pil, e sapppiamo di dovere affrontare una ripresa molto lenta, eppure dal governo arrivano voci secondo le quali l'Italia è la prima nazione europea a risalire la china…mentre la BCE invece diffonde voci diametralmente opposte. Dove sta la verità? E' proprio questa voluta confusione a generare confusione. Ed è da qui che, di fronte al fatto di non dover avere paura della paura, la cosa che invece genera più panico, è il panico stesso, come pecore di un gregge che si accorge della presenza di un lupo. Un predatore che ha l'aspetto della fregatura che il cittadino sospetta trovarsi dietro ogni angolo, giorno dopo giorno, che di certo non preoccupa chi non ha problemi ad arrivare alla proverbiale fine del mese, ma chi non riesce neanche ad arrivare a metà.
Il problema è che tutte le precedenti crisi, a partire dalla mastodontica batosta del 1929, non ha insegnato nulla, o forse non abbiamo voluto imparare nulla. Come si usa dire, non esiste peggior sordo di chi non vuole sentire. A nulla può servire qualche sporadico intervento per salvare le banche che non hanno bisogno di essere salvate, mentre si lascia libera la speculazione di continuare a speculare…
 

Facebook