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Carne piemontese sotto attacco, i macellai temono un effetto “mucca pazza”

TORINO – Sono passate poche ore dall'allarme lanciato dall'Oms sulla pericolosità delle carni rosse, ma i primi contraccolpi sul mercato sono già evidenti. La vendita a Torino è già in calo, e anche nella ristorazione si fanno notare i primi esiti negativi. Assomacellai-Confesercenti è in forte stato di tensione, e il presidente Luigi Frascà esorta a a una campagna di corretta informazione. L'assessore regionale all'Agricoltura, Giorgio Ferrero, cerca di rassicurare tutti: “basta con banalizzazioni aberranti, in Piemonte non si usano ormoni e processi industriali”. Intanto, nelle macellerie, nei ristoranti Steakhouse e nelle burgherie è cominciata la fuga dei clienti, proprio come nel 1996, l'anno dell'epidemia della mucca pazza. Alcuni negozi lamentano già una riduzione del 20% dei clienti. Ma c'è anche chi sdrammatizza e guarda con ottimismo alla “metabolizzazione” dell'allarme dell'Oms: per molti macellai torinesi Wurstel, salsicce e bacon si mangeranno ancora anche se classificate come cancerogene, e la carne rossa di sicuro non sparirà dai piatti. Comune a tutti gli esercenti è sicuramente la rabbia nei confronti delle “accuse” dell'Organizzazione Mondiale della Sanità”: la carne piemontese è sempre stata ed è sinonimo di qualità, e certamente non di cancro, è l'opinione di tutti.

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