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Greta e Vanessa, quel riscatto imbarazzante finito nelle tasche di Al Qaeda

Undici milioni di euro. Questo il prezzo per la libertà di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due cooperanti italiane rapite ad Aleppo nel luglio del 2014. Oltre al danno, la beffa: di quella somma spropositata, ben il 60% di quanto versato sarebbe finito nelle mani di Al Nusra, la branca siriana di Al Qaeda. E' quanto riporta Aleppo News, che cita una sentenza a carico dell'uomo che avrebbe intascato parte del riscatto. Già, perché se quei 6 milioni e 600mila euro sarebbero stati versati agli jihadisti, il restante 40%, sostengono le fonti giudiziarie siriane, lo avrebbe infatti intascato, truffando i suoi stessi complici, un certo sceicco Hussam Atrash, il “coordinatore” del sequestro. La notizia fa imbarazzare, ma ancor di più imbestialire stando alle dichiarazioni rilasciate dalle autorità l'anno scorso. Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni aveva parlato di “illazioni” relative al pagamento del riscatto, a cui si era detto contrario. La Farnesina continua a smentire ancora oggi ma evidentemente la possibilità che il Governo abbia ceduto alle pressioni dei terroristi fa subito pensare ai tanti italiani che versano in condizioni di povertà, e a quanto si potrebbe fare con quegli 11 milioni di euro per il nostro Paese. L'onorevole Cicchitto, NCD, ha dichiarato: “Quando avvengono sequestri come quelli riguardanti le due cooperanti, così come quelli verificatisi durante il governo Berlusconi, uno dei quali con esito assolutamente drammatico, non sono accettabili speculazioni di alcun tipo: al governo, quale che sia il colore, va dato un mandato in bianco, altrimenti arriviamo a livelli di barbarie assolutamente devastanti. Se poi ci si mette su un certo terreno ecco che si dà spazio e credibilità a mascalzoni e truffatori di ogni risma”.

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