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Grecia – Una crisi che gli italiani pagano 600 euro a testa

La Grecia potrà uscire dalla crisi? Oppure si dovrà assistere al fallimento economico di un intero Paese? Sarà il colpo di grazia alla moneta unica? Come andrà a finire la trattativa fra Atene e la Troika, e il referendum sarà indicativo? Tutte domande che al momento non hanno risposta, mentre l'unico dato certo e provato è che la crisi che sta colpendo la Grecia viene pagata cara anche da ogni cittadino italiano, come se non bastasse, in aggiunta al nostro debito pro-capite che già è a livelli esorbitanti.
Uno studio del Fondo Monetario Internazionale sulla sostenibilità del debito greco afferma che il nostro Paese ha già sostenuto questa crisi con 36 miliardi di euro, vale a dire con 600 euro versati da ogni italiano, che sarà restutuito (forse) in tempi decisamente molto lunghi e che, probabilmente, non saranno nemmeno ricoperti interamente. Nell’ipotesi che le cose si mettano bene, cioè in caso della vittoria del “sì” nel referendum di domenica, e di un nuovo accordo con l’Unione Europea sulla base dei sacrifici previsti dal negoziato al momento sospeso, la Grecia avrà ugualmente bisogno di aiuti aggiuntivi per andare avanti. Se si fosse più generosi diverrebbe inevitabile condonare in parte il debito esistente.
In numeri, questo si traduce, per gli italiani, nel versamento di altri 100 euro, al minimo, in aggiunta ai 600 già versati, fermo restando che già bisognerebbe rinunciare a una sostanziosa parte del debito stesso. Se invece al referendum vincesse il “no” invece, non solo i 600 euro li perderemmo tutti ma si aggiungerebbero altri danni difficili da calcolare, per un totale di forse 1000 e oltre.
L'FMI ha calcolato che per risolvere la situazione, o nella speranza di risolverla, sarebbe necessario  sostenere la GRecia con altri 52 miliardi (minimo) di euro, fino a tutto il 2018, dei quali almeno 36 miliardi a carico degli Stati membri della UE. Una tima più realistica porta invece il prestito necessario fino ad almeno 70 miliardi di euro, con la necessaria modifica di molte delle clausole degli accordi al momento in discussione. Per alleviare il peso del debito l’opzione che il Fondo Monetario Internazionale suggerisce sarebbe di rinviare ancora, di almeno 20 anni, l’inizio dei rimborsi. In questi termini, tutto risulterebbe più accettabile agli elettori dei Paesi nordici, e l’ammontare nominale del prestito non sarebbe ridotto. Un intervento più incisivo sarebbe invece di condonare il 30% dei debiti.

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