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Pensioni – La riforma della riforma?

Il governo Renzi offre l'immagine di un esecutivo che sta marciando a tutta velocità sulla strada delle riforme, e in questo campo pare sia giunto il momento, dopo il Jobs Act, di mettere mano anche a un altro fra i provvedimenti in precedenza affrontati, a quanto pare in modo non troppo soddisfacente, dall'ex ministro Fornero in tema di pensioni.
Il premier Matteo Renzi, nel corso della sua partecipazione alla trasmissione “Porta a porta”, ha annunciato di volere svincolare dalla Legge Fornero coloro che accettano una piccola riduzione dell'assegno previdenziale, ufficializzando di fatto quella che sarà la riforma del sistema pensionistico. In Commissione Lavoro, alla Camera, sono stati già presentati diversi disegni di legge per introdurre nuove flessibilità nella normativa sulle pensioni e quindi la sfida si gioca ora sul trovare un compromesso in grado di garantire la tenuta dei conti pubblici.
Fra le proposte prese in esame, si discute sulla possibilità diu andare in pensione a 62 anni e con 35 anni di contributi versati, ma con una riduzione dell'assegno mensile di circa l'8%. Una riduzione che comunque tenderà ad azzerarsi progressivamente per annullarsi del tutto se si sceglie di andare in pensione a 66 anni. Nel disegno di legge proposto dal presidente della Commissione, Cesare Damiano del PD, è inserito un bonus del 2% per i lavoratori che scelgono la pensione fra i 66 e i 70 anni d’età, con un costo per lo Stato di circa 3,5 miliardi all'anno.
Altro tema in discussione, attuamente sotto esame da parte dell'INPS, è la penalizzazione di circa il 12% dell'assegno mensile per la parte di pensione calcolata in base al retributivo, ovvero: in caso di uscita a 62 anni, riduzione fino al 30% e con probabilità di estensione anche alla scelta della pensione a 60 anni. Tito Boeri, poresidente INPS, propone un coontributo di solidarietà, ma potrebbe trovarsi di fronte al parere contrario della Consulta.
Un'altra eventualità è quella che riguarda 41 ani di versamenti contributivi, andando in pensione senza alcuna penalizzazione. A seguire, la cosiddetta scelta della “Quota 100”: 62 anni per l'età pensionabile con 38 anni di controbuti, oppure 58 anni per la pensione più 42 di contributi.
A parte è in discussione la “Opzione Donna”: fino al 31 dicembre 2015 le lavoratrici del settore pubblico e privato possono scegliere la pensione a 57 anni e 3 mesi d’età (58 e 3 mesi se autonome) con almeno 35 anni di contributi, ma con assegno calcolato con il metodo contributivo, basato sui contributi effettivamente versati nel corso della vita lavorativa, e con possibilità di riduzione fino a un terzo dell’importo La Lega chiede che la scadenza sia rinviata al 31 dicembre 2018.

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