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DRONI USA: sulle spiegge libiche ?

La Libia ritorna, semplicemente, alla struttura politica di partenza, quella esistente prima che le potenze coloniali tracciassero i suoi confini, con il righello, sulle carte geografiche. Un insieme di tribù legate saldamente al loro territorio, che si fanno le loro Leggi, che si amministrano le loro ricchezze, che ammazzano i vicini per un pascolo, per un’oasi con quattro palme, per un pozzo d’acqua dolce. Le stesse tribù arabe che per millenni, in Palestina, hanno pacificamente convissuto con gli Ebrei, dividendosi i profitti generati dai pellegrini, fornendo vitto ed alloggio ai milioni di fedeli di tutte le religioni. Dividendosi pacificamente i frutti della terra, i pascoli, i pozzi, i fiumi, i piccoli torrenti, il pescato del mare, dei laghi. Pacifica millenaria convivenza poi distrutta con l’arrivo di Ebrei europei, russi, statunitensi, fuggiaschi alla ricerca di una casa, della fortuna, di un guadagno facile in una nuova terra promessa, in una nazione con i confini tracciati con un altro righello, quello inglese. I paesi arabi sono sempre stati governati da inossidabili “ monarchie tribali”, come quelle in Arabia Saudita, in Marocco, in Giordania, nei paesi del Golfo. Le loro leggi civili e penali, la loro burocrazia, le loro consuetudini non sono assimilabili a quelle europee in quanto, quasi sempre, basate su principi assolutamente diversi. Principi molto più crudeli e punitivi di quelli europei e laici. In quegli ordinamenti le pene corporali, le amputazioni, le fustigazioni, le impiccagioni, le lapidazioni sono nella norma del diritto riconosciuto. Ed ora le antiche tribù Libiche per prime, ma non certo per ultime, riprendono i loro poteri, le loro tradizioni. Come è ben noto ai frequentatori di queste aree, alla fin fine, anche con tutti i permessi sottoscritti dai Ministeri, con tutte le autorizzazioni rilasciate dai Governi, sul posto, sul territorio, gli accordi per lavorare, per impiegare del personale, per acquistare dei materiali, per transitare da un posto ad un altro, si fanno solo con i capi tribù. E’ patetico ed ormai, a dir poco bizzarro, che Bernardino Leon, inviato ONU per la questione Libica, dopo mesi e mesi di incontri e di trattative fallimentari, pensi ancora di vedere nascere un governo Libico unitario. Nella migliore delle ipotesi ne vedrà nascere tre, se non quattro. Ma per fermare i viaggi dei clandestini non è proprio necessario trattare con i nuovi governi libici, e neppure con i capi tribù locali, e non vi sono problemi tecnici di sorta da risolvere sul posto. Gli scafisti imprigionati sono in grado di fornire i nomi dei fornitori dei gommoni, dei motori, dei barconi, dei vecchi pescherecci di legno marcio, delle navi d’appoggio, di indicare dove sono i cantieri, come e quanto vengono pagate le imbarcazioni, in quanto tempo sono approntati i gommoni, dove e come vengono varati i pescherecci e pure da chi. Insomma basta chiedere nelle dovute maniere, basta fare le dovute promesse, e tutte le informazioni certamente verranno date. Oltre ai “pentiti” di mafia potrebbero nascere così i “collaboratori dei clandestini”. Tutti gli scafisti hanno un numero di telefono di un satellitare, i numeri dei telefoni dei loro contatti in Libia, Mali, Somalia, Italia, Francia, Germania, Turchia, Grecia, gli indirizzi email, i nomi delle banche, i numeri dei conti correnti. Con una minimale attività investigativa e di tracciamento sia gli itinerari che i complici sono facilmente localizzabili ed identificabili. Ma non solo. I migranti partiti dalle spiagge di Tripoli, oppure da quelle di Zuwara, oppure da quelle di Bengasi, o anche dalle coste Tunisine, oppure dalle coste Egiziane, sono certamente in grado di fornire tutte le informazioni sulle tappe del loro viaggio: da dove sono partiti, come sono partiti e quali aiuti hanno avuto per passare i confini; dove si sono fermati, da chi sono stati ospitati oppure tenuti prigionieri, e così via, fino al momento dell’imbarco. Tutti loro hanno i numeri di telefono, gli indirizzi email, i nominativi dei responsabili, i visi ed i nomi di chi hanno incontrato nel loro viaggio, ben stampati in mente e nelle memorie dei telefoni portatili, dei telefoni satellitari, degli ipad, degli iphone, dei vari tablet e computerini cinesi. E’ possibile un lavoro di banale investigazione realizzabile dall’Italia già ora, interrogandoli, scaricando i dati dei telefoni, tracciando i dati informatici e delle comunicazioni telefoniche, leggendo le email, integrando tutti questi dati con le testimonianze e le informazioni raccolte nei centri di accoglienza, nelle carceri. Un classico lavoro di “intelligence” e di investigazione assai facile da effettuare vista la disponibilità alla collaborazione di chi cerca asilo, di chi è in carcere in attesa di giudizio o per scontare una pena. E quindi la distruzione dei locali di appoggio utilizzati nei trasferimenti, dei cantieri di costruzione, delle imbarcazioni pronte a salpare, è un’operazione semplice, realizzabile con l’uso dei soli mezzi a disposizione dell’aeronautica: dai ricognitori, ai caccia, ai drone, alle informazioni satellitari. Azioni di facile attuazione con o senza l’approvazione dei Libici, senza l’approvazione di un’ Europa che non contempla i clandestini nei trattati di Maastricht, senza l’approvazione delle Nazioni Unite ove siedono centinaia di rappresentanti proprio di questi governi a conduzione tribale contrari ad ogni intervento. Governi tribali che cercano solo il denaro fresco, magari europeo, con la scusa di creare nuovo sviluppo, di creare occupazione sul posto, di realizzare infrastrutture e quant’ altro utile solo alla loro tribù. E poi in realtà per incamerare provvigioni, distribuire regalie, crearsi una ricca pensione in un paradiso fiscale. La cooperazione Italiana ha iniettato ben 1400 milioni di euro in mezzo mondo: una somma colossale della quale una grande fetta proprio spesa in nord Africa concedendo prestiti agevolati che non verranno mai resi e che non hanno certo fermato le partenze. D’altra parte Francia ed Inghilterra non hanno atteso molto ad attaccare la Libia di Gheddafi : quando hanno deciso di agire, in poche ore, si sono mossi i caccia andando a colpire tutti i bersagli già noti e da tempo localizzati. Ora tocca all’Italia passare all’azione, magari fra qualche giorno, dopo il prossimo voto di fiducia. Proprio oggi, giovedì 23 Aprile 2015 giorno del San Giorgio guerriero, l’Europa, ha il modo di mostrare le sue vere intenzioni: vedremo cosa è in grado di decidere. Ma se l’Europa dorme, tergiversa, pensa solo alle banche della Grecia, l’Italia potrebbe avere l’ardimento, il coraggio, di agire da sola e per prima, sulle spiagge libiche ? Dopotutto, come ha dimostrato un’inchiesta romana ormai già bella che dimenticata, si guadagna più con i migranti che con la droga. E gli interessi “intorno” ai migranti non sono poca cosa. Sarà capace, Matteo Renzi ed il suo Governo, di passare all’azione ? Giorgio Comerio – www.giorgiocomerio.com

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