ITALIA

dall'

Solo notizie convalidate
[wpdts-weekday-name] [wpdts-date]

EDIZIONI REGIONALI

Solo notizie convalidate

EDIZIONI REGIONALI

Mafia e diamanti – Affari in Sud Africa

Le indagini della Magistratura, in atto da diversi anni, hanno svelato rivolti sorprendenti e interessi che Cosa Nostra è arrivata ad allacciare fino in Sud Africa. I fatti risalgono al gennaio 2011 quando il boss Antonino Messicati Vitale si reca in Sud Africa con un jet privato e con un bagaglio stracolmo di dollari. Protetto da una scorta, si sarebbe recato preso le miniere di diamanti di Marange, dove era atteso per concludere un affare per l'acquisto di oltre unmilione di carati, vale a dire circa 200 chili di diamanti, che avrebbe poi portato via in segreto dal Paese, evitando i controlli doganali grazie a laute tangenti concesse a personaggi importanti del posto. Qualche giorno dopo Messicati è a Pretoria, la capitlae, per concludere un accordo con il quale Cosa Nostra si sarebbe assicurata un ininterrorro scambio e diamanti provenienti dallo Zimbabwe.
Messicati Vitale, durante una importante riunione con uomini d'affari sudafroicani e dello Zimbabwe conclude accordi per la gestione della Zimbabwe Diamond Opportunity, per avere la fornitura di 30mila carati al mese da commercializzare in Europa. Garanti per l'accordo alcuni rappresentanti della Zimgroup con la ulteriore presenza della Ingroup che garantisce i canali per l'esportazione.
In quella riunione si discusse il metodo più efficace per l'esportazione e la commercializzazione di diamanti, dopo che il governo locale ha ratificato il cosiddetto “Kimberly Process” per la prevenzione del traffico dei cosiddetti “diamanti di sangue” (Blood Diamonds).
I diamanti grezzi, ma soprattutto quelli lavirati, sono materia che serve al riciclaggio, e Cosa Nostra questo lo sa bene. Sono merce di scambio per i diversi milioni frutto del traffico di stupefacenti che naturalmente non è possibile dichiarare e quindi vengono impiegati nell'acquisto di diamanti. Da qui l'accordo fra MEssicati Vitale e Salvatiore Ferrante, uomo della Ingroup e cittadino sudafricano, nonché cugino alla lontana dello stesso Messicati Vitale.
Tutta la vicenda, inoltre, è da considerare conseguenza dei primi passi che, proprio in Sud Africa, erano stati fatti da Vito Palazzolo, il banchiere numero uno della mafia, fin dal 1986, quando era ancora latitante. In Sud AFrica, Palazzolo aveva costruito un impero che si occupava del taglio di diamanti, della gestione di miniere di diamanti, alcune anche in Angola, e laboratori per il commercio, per accordi segreti con i governi africani da corrompere, per curare affari di imprenditoria internazionale, il tutto ricondicuibile a Cosa Nostra.
Messicati Vitale entra in scena nel 2000, dopo avere scontato una condanna per associazione mafiosa. Dall'Italia si trasferisce a Bali, poi rientra in Italia e nel 2014 viene fermato dai Carabinieri mentre stava per partire per il Sud Africa travestito e con  una maschera di silicone. Le autorità conoscono Messicati VItale da tempo, fin da quanto era uno degli uomini del gruppo di fuoco di Bernardo Provenzano, come poi lo è stato per Matteo Messina Denaro. Ed è stato ancora Messicati Vitale a coglier la palla al balzo e a sfruttare la parentela con il lontano Sud Africa, dove la famiglia Ferrrante vive dagli anni Cinquanta e dove Salvatore Ferrante padre aveva trovato lavoro proprio nelle miniere di diamanti a Springs, territorio del Gauteng nei pressi di Johannesburg, poi so sposa con la giovane Wilhelmina Marais che gli da' sei figli. Da allora la fortuna svolta e la famiglai Ferrante comincia a vivere nel lusso sfrenato.
Messicati Vitale incontra i lontani cugini per la prima volta nel 2010 e da quel momento i Carabinieri si interessano al caso, scoprendo gli affari dell'azienda diamantifera dei Ferrante.
Le indagini rivelano poi una conoscenza d'affari con Louis Petrus Liebenberg, leader nel commercio di pietre preziose e originario di Port Nolloth, zona dove si estraggono dal fondale marino quelli che sono considerati i diamanti migliori di tutto il mondo e dove ha una concessione per l'estrazione tramite la propria azienda, quotata alla Borsa di Londra, la Wealth Mining & Exploration ltd”. Il colegamento si crea quando Liebenberg incontra Pina Ferrante, figlia maggiore di Salvatore, se ne innamora e si fa convincere a interstarle tutti i beni per evitare complicazioni nel corso del procedimento di divorzio che stava affrontando. A questo punto i Ferrante si scatenano nellacquisto di diamanti in tutta l'Africa che conta, grazie alle conoscenze e ai contatti di Liebenberg, fra i quali Marius de Kcock, rampollo di una fra le più potenti famiglie sudafricane che ha dato ben due governatori alla African Reserve Bank nonché rappresentante ufficiale della nota azienda De Beers per il commercio di pietre preziose.
Le cose subiuscono un duro colpo con l'operazione Hakudzokwi, overo l'uccisione di migliaia di persone volute dal presidente Mugabe alle miniere di Marange per mettere le cose a posto e fare finalmente fruttare li giacimenti. Una pagina nera nella storia del Paese africano, che serve a svuotare la miniera da tutti gli operai civili per sostituirli con i militari. A questo punto si aprono gli affari e arriva Messicati Vitale per concludere accordi, da prendre direttamente con l'esercito. E siamo solo all'inizio…
(dati forniti dall'IRPI – Investigative Reporting Project Italy e dall'ente africano Ancir)

Facebook