ITALIA

dall'

Solo notizie convalidate
[wpdts-weekday-name] [wpdts-date]

EDIZIONI REGIONALI

Solo notizie convalidate

EDIZIONI REGIONALI

Il Bardo e l’anello mancante.

Tunisi (Tunisia )Ecco che, dopo una decina di giorni, dopo un periodo di assenza mediatica di Tunisi dal piccolo schermo dovuta all’irrompere della follia del copilota di Germanwings, finalmente è comparso l’anello mancante. Era ovvio che l’attacco al museo del Bardo non poteva avere come obbiettivo i turisti di passaggio e quelli sull’autobus. Per attaccare dei turisti vi sono luoghi molto meno protetti e meno “chiusi” da cinte di protezione, come quelle del museo del Bardo che, appunto perché a fianco del Parlamento, bene o male, era ben sorvegliato. Per attaccare degli autobus basta sparecchiare al parcheggio sito nella zona di ingresso a Sidi bu Said, oppure all’ingresso della zona archeologica di Cartagine. Oppure basta sparare nei parcheggi giusto alla porta della Medina di Tunisi oppure di quella di Hammamet, o anche nei parcheggi dei grandi alberghi della zona turistica di Gammarth, oppure sulla collina dell’Hilton. Ma poco protetti sono anche i parcheggi nello stesso vecchio aeroporto di Tunisi od in quello nuovo di Enfidah. Insomma i facili bersagli nei parcheggi non mancano, ma ne manca la motivazione. Turisti ? Ma quali turisti ? Non certo quei pochi, itineranti per poche ore, che sbarcano dalle navi da crociera. Con alberghi pieni, da anni, di profughi libici, non certo ospiti di gran classe, con città sempre più sporche, con i prezzi di birra e vino sempre più elevati, con piscine e spiagge ormai frequentati da bagnanti con i costumi da bagno degli venti, se non di ben prima, chi mai arriva ancora sulle sponde Tunisine ? Non certo europei e russi , che hanno mete molto più allegre ed accoglienti in Grecia, Croazia, Spagna, Italia. Con donne sempre più velate, separazione dei sessi sempre più accentuata, scioperi sempre più frequenti, generale insicurezza nelle strade e, “dulcis in fundo” un piccola tassa assolutamente idiota di 30 Dinari applicata all’uscita dalla Tunisia ( non applicata – dopo sonore proteste- a Libici ed Algerini ) il turismo è già colato a picco da tempo. Il vero obbiettivo era, ovviamente, il Parlamento, e non altro. Ed infatti, respinti dalla sicurezza, i tre attentatori “quasi per caso” si sono rifugiati nei locali del museo del Bardo totalmente sbandati, e senza sapere più bene cosa fare. Ed infatti nell’ora circa intercorsa fra il loro ingresso al museo e la loro morte non hanno preso ostaggi, non hanno chiesto il rilascio di detenuti, non hanno chiesto un’auto od un aereo per una improbabile fuga: nulla di nulla. Così, per lo meno, pare.. Ma l’operazione di attacco al Parlamento aveva un architetto. Il giovane Kais Hosni lavorava per la televisione nazionale e, come operatore, da anni aveva accesso ai locali dei vari ministeri, nei diversi edifici pubblici, Parlamento compreso. Aveva ormai una certa veste istituzionale, un lasciapassare ufficiale. Nonostante ad un certo punto, nel 2014, si fosse convertito ad un islam “duro e puro”, nonostante – durante un periodo di ferie – sia stato acciuffato per i capelli in Turchia da mamma e moglie mentre se ne stava andando in Siria, e quindi riportato a casa, aveva ripreso a lavorare normalmente in televisione. Dopotutto il viaggio in Turchia se lo era fatto nel periodo delle ferie. Non solo. Tagliata la barbona, datosi una ripulita d’immagine, si era messo a disegnare le piantine del Parlamento, della sede della radio nel quartiere de La Fayette, della sede della televisione nella zona dell’Hilton. Insomma è l’anello mancante delle vicenda. Colui che ha fornito le planimetrie per la pianificazione dell’azione più disastrosa e disastrata che mai si poteva concepire.. I ventidue turisti morti hanno scatenato una caccia all’uomo nel vecchio stile di ben Ali’: senza riguardo e senza scampo. Nel giro di pochi giorni tutta la rete è stata smantellata con una trentina di terroristi morti ed altri catturati e sotto i ferri. Numeri indicativi e non confermati da nessuno secondo le vecchie e ben collaudate procedure di inchiesta dei vecchi ma molto sbrigativi sistemi del vecchio dittatore. Le conseguenze ? Quelle che non ci sono state, se effettivamente il Parlamento fosse saltato per aria ? Probabilmente non un attacco di massa di islamisti nascosti e pronti ad entrare in azione ma una presa di potere più forte del sistema militare, stile Egitto. Se vi fossero state altre cellule pronte al combattimento, altri obbiettivi pronti per essere attaccati, nel momento dell’occupazione del Bardo si sarebbe scatenato un inferno di fuoco. Ed invece nulla di nulla. L’azione era comunque un’ azione isolata di martiri assolutamente improvvisati. Altre conseguenze ? La possibilità di realizzare una vera e propria base operativa USA nel sud della Tunisia è ora una quasi realtà. Una base destinata alle gestione delle manutenzioni e delle missioni dei nuovi quattro elicotteri da combattimento ora in arrivo e fra poco pronti ad essere impiegati in battaglia, così come la gestione dei relativi drone da combattimento. Se qualche giorno prima il Presidente aveva dovuto quasi “estromettere” l’ambasciatore USA dal palazzo di Cartagine quando ne faceva presente la necessità, ora ben pochi parlamentari saranno contrari ad un insediamento “provvisorio” delle forze USA nel sud, ai confini dell’Algeria e della Libia. Ed ancora. Gli aiuti Europei si’ arriveranno, ma ora per addestrare l’esercito, per fornire sistemi di sorveglianza, controllo, monitoraggio in grado di affiancare l’operazione “mare sicuro” ormai pronta ad operare dall’Italia. Tutti sistemi gestiti e controllati dal personale tecnico europeo. Insomma le conseguenze: una serie di misure assolutamente in linea con una politica di Tunisi sempre più simile a quella del Cairo. E questa è la prima fase. La seconda sarà il controllo e la recisione dei flussi finanziari che da alcuni Paesi del Golfo vanno a rimpinguare le casse di una miriade di associazioni pseudo-religiose e pseudo-caritatevoli. Associazioni poco devote e molto inclini al fanatismo ed alla violenza. Anche loro, ormai, in via di estinzione. Giorgio Comerio. www.giorgiocomerio.com

Facebook