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Dell'Utri – Sequestrata la collezione di libri e opere d'arte

Ricettazione ed esportazioneillecita di opere d'arte, questa è l'accusa che oggi è stata rivolta ufficialmente a Marcello Dell'Utri, da 11 mesi detenuto nel carcere di Parma, dove pare trascorra le giornate immerso nella lettura di preziosi stampati (condanato in via definitiva a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa). I magistrati però avevano fondati sospetti e hanno deciso di procedere con le indagini, affidate al Nucleo Tutela Patrimonio Artistico dei Carabinieri di Monza. I militari hanno sequestrato la preziosa biblioteca dell'ex senatore di Forza Italia, formata da oltre 20mila volumi, molti dei quali estremamente antichi e di valore difficilmente stimabile, frutto di investimenti di milioni di euro.
Dal 2012 le indagini si erano sviluppate in seguito a un furto presso la celebre Biblioteca Girolamini di Napoli, dov'erano stati sottratti centinaia di libri. Accertamenti hanno permesso di stabilire che almeno tre di quei preziosi volumi sarebbero finiti nella collezione privata dell'ex senatore, dra cui un esemplare della “Utòpia” di Thomas Moore. Le indagini sul furto alla biblioteca hanno inoltre accertato la responsabilità del direttore stesso, Marino De Caro, che a sua volta è stato consigliere al ministero per i Beni e le Attività Culturali del governo Berlusconi, e amico intimo dello stesso Dell'Utri.
De Caro è stato condannato a sette anni di carcere con l'accusa di peculato, insieme ad altre cinque persone. Interrogato, Dell'Utri avrebbe riferito di avere ricevuto in dono i tre preziosi libri, dall'amico De Caro, poi aveva restiruito due libri mentre il terzo, il più prezioso, sarebe stato “perso di vista” durante lo spostamento della collezione da via Senato a via Piranesi, a Milano. Ulteriori verifiche avrebbero poi accertato, tramite intercettazioni, che molti preziosi testi avrebbero preso la via di Santo Domingo, dove Dell'Utri aveva acquistato una villa faraonica.
Dell'Utri quindi dovrà rispondere anche del reato relativo al traffico di opere d'arte, con l'ulteriore capo d'accusa di ricettazione (al momento solo una lontana ipotesi) poiché, secondo la testimonianza di un mercante d'arte, diversi testi sarebbero stati venduti in aste all'estero, senza la necessaria autorizzazione del ministero dei Beni Culturali. Il tutto è legato alla dimostrazione che Dell'Utri conoscesse la illlecita provenienza del materiale. Al momento sono indagati anche due collaboratori di Dell'Utri, che curavano per suo conto oltre 3.000 volumi fra i più preziosi della collezione privata.

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