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Cooperazione internazionale: quasi quattro miliardi di euro senza ritorno ?

La Legge n. 125 del 11 Agosto 2014 regola e disciplina l’attività e le finalità della cooperazione internazionale. Un’attività che impegna circa 3800 milioni di euro, una centata di milioni in più od una centata in meno, a questo livello, può anche scappare di mano e scivolare fra le dita. Ma i numeri sono di questa portata, e con un click sul link: http://www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it/pdgcs/italiano/Scheda_paese/intro.html ecco che, indicativamente, l’impegno finanziario si delinea all’incirca come segue. Afghanistan: 530 Milioni di euro erogati su 649 milioni impegnati. Albania: 307 – Bolivia : 106 – Burkina Faso: 115 – Cuba : 20 – Egitto : 300 – El Salvador : 121 – Etiopia : 800 – Kenya: 184 – Libano : 185 – Myanmar 28 – – Mozambico: 21 – Niger: 135 – Pakistan: 215 – Palestina: 380 – Senegal: 63 – Somalia: 35 – Sudan : 128 – Sud-Sudan : 5 – Tunisia: 70 all’incirca. Il numero di addetti alla gestione di questo impero politico, industriale e finanziario non è facile da stabilire, ma, all’incirca, si potrebbe stimare in qualche migliaio di persone. Centinaia in più od in meno che, in ogni caso, è un numero neppure poi così significativo. Per una spesa stimata di circa un centinaio di milioni all’anno di stipendi, spese varie, indennità, viaggi e trasferte. Che benefici hanno portato questi finanziamenti all’Italia ? Pare ben pochi. Forse ai soliti grandi gruppi, Finmeccanica, Fiat & Co. In realtà non si trovano documenti al riguardo. Ma che vantaggi hanno poi mai dato i circa 300 milioni dati all’Egitto oppure alla vicina Albania, piuttosto che i 200 milioni al Pakistan e poco meno alla Burkina Faso ? Non parliamo di Sudan piuttosto che di Cuba senza dimenticare la montagna di soldoni dati all’Etiopia: circa 800 milioni. Insomma l’Italia ormai avrebbe diritto a fruire a delle piccole “enclaves” , dei veri e propri “territori italiani d’oltremare” già pagati, in diversi angolini del globo. Magari anche in affitto, oppure in comodato d’uso. La Francia insegna molto al riguardo; ne hanno ovunque. Fazzolettini di terre generalmente aride e di poco conto già da tempo profumatamente pagate e che magari ora potrebbero farci comodo. Oppure le centinaia di milioni di euro potrebbero essere garantiti con concessioni minerarie, licenze di pesca, quote in società di Stato etc. visto che le somme date in prestito a tasso politico poi non tornano quasi mai a casa. Oppure, in alternativa, con questa massa di milioni di euro, aiutare si’ Albanesi, Cubani, Tunisini, Egiziani etc. ma in Italia, ad integrarsi con la cultura Italiana, e quindi realizzare strutture , scuole, presidi sanitari, unità di sicurezza, in quelle regioni d’ Italia ove l’immigrazione degli Albanesi, dei Cubani, dei Tunisini, degli Egiziani etc. crea pure problemi di convivenza con proprio quegli Italiani che li finanziano. Perché anche in Italia le Regioni mancano di unità d’assistenza, di strutture, di presidi sanitari, di controlli di sicurezza. E quindi sarebbe una bella occasione per cooperare direttamente con i cittadini delle nazioni povere, in Italia, e non con i governi delle nazioni povere, spesso instabili, inaffidabili, corrotti. Ma, come al solito, essendo quattrini dello Stato, poco importa se mai li si andrà a rivedere. Ed infine non sappiamo neppure quanti milioni di euro, fra capitali ed interessi, sono già stati “condonati” con italica munificenza. Giorgio Comerio www.giorgiocomerio.com

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