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Sigarette – Se il capo non fa rispettare divieto risarcisce dipendente

Milano – Se il datore di lavoro non fa rispettare la legge che vieta il fumo nei luoghi di lavoro deve risarcire i dipendenti.
Lo ha sancito il Tribunale di Milano con una sentenza che da ragione ad una dipendente del Comune esposta a fumo passivo e che condanna il datore di lavoro a pagare al dipendente il danno «esistenziale» perché non fa rispettare il divieto.
Una donna dipendente del Comune di Milano ha chiesto ed ottenuto un risarcimento da 10 mila euro per aver dovuto sopportare per anni che la sua postazione di lavoro fosse frequentata da altri dipendenti fumatori e sempre con la sigaretta accesa nonostante i divieti.
Secondo il Tribunale l'omissione su di una condotta proibita dalla legge viola un diritto fondamentale. Il datore di lavoro doveva intervenire per porre fine all'abuso.
La lavoratrice ha potuto dimostrare che la situazione le causava frequenti cefalee, difficoltà respiratorie e bruciore agli occhi. Il tutto perché la postazione della lavoratrice è costituita da uno spazio ricavato da un corridoio che è utilizzato dai colleghi per andare a fumare all'esterno: come confermano i testimoni è ben possibile che altri dipendenti passino nei pressi con la sigaretta accesa o si fermino a tirare le boccate proprio in prossimità dell'ingresso.
Di fronte alle lamentele dell'interessata nulla ha fatto l'ente datore per ottenere il rispetto del divieto da parte degli altri lavoratori. Il disagio patito dalla dipendente comunale, scrive il giudice, è «causa di possibili danni alla salute nel lungo periodo» e quindi merita di essere risarcito economicamente.

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