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Berlusconi rompe il patto con Renzi. Legislatura a rischio

Roma – Silvio Berlusconi fa carta straccia del patto sulle riforme siglato con Matteo Renzi lo scorso gennaio al Nazareno e successivamente rinnovato solo pochi giorni fa a palazzo Chigi. L'ex premier va giu' duro sul testo del ddl costituzionale del governo, “cosi' e' invotabile entro il 25 maggio”, sentenzia, spiegando che “Forza Italia non ha preso impegni” sulla parte del testo della riforma che prevede un Senato non piu' elettivo. Ma l'affondo del leader azzurro, ospite di Porta a Porta dopo 14 mesi di assenza dalla televisione, si abbatte anche sulla riforma elettorale, l'Italicum “e' incostituzionale”, afferma Berlusconi che lega l'incostituzionalita' della nuova legge elettorale, approvata alla Camera anche dai voti del suo partito, proprio a come e' concepita ora la riforma istituzionale. E insiste sulla necessita' che l'Italicum venga votato prima della riforma del Senato, “sarebbe saggio”, anche perche' “era questo l'accordo”.
Poi, complice anche una pausa della registrazione della puntata, e dietro consiglio, il Cavaliere corregge il tiro.
Sullo schermo riappare il salotto di Vespa, Berlusconi seduto da solo su una poltrona. Il conduttore torna sull'argomento riforme e l'ex premier fa un'inversione a U: “Manteniamo gli impegni” sulle riforme, ma – scandisce – “il testo del ddl non e' stato concordato con Forza Italia”, anzi nemmeno “con il Pd, tanto che una parte non e' d'accordo”. Dunque, e' l'avvertimento inviato a Renzi, “bisogna confrontarci”. La 'retromarcia' va avanti. Incalzato sempre da Vespa, Berlusconi spiega i tre punti cardini dell'accordo sulle riforme e tra questi inserisce anche lo stop all'elezione diretta dei senatori, bollata pochi minuti prima come “invotabile”.
Nell'elenco dei punti fondativi del patto con Renzi, il Cavaliere cita: “Un Senato che deve costare di meno; non deve dare piu' la fiducia al governo e non deve essere elettivo”. E per la prima volta da quando l'ex sindaco di Firenze e' alla guida del governo, il leader azzurro non fa sconti al “giovane rottamatore”, al quale rivolge il primo duro attacco: “Finora non ha portato a casa nulla”. Non solo. Per Berlusconi Renzi e' si' “simpatico e ottimo comunicatore, ma da quando e' entrato nel teatrino della politica – afferma – si sta trasformando a poco a poco in un simpatico tassatore”. La vera bordata, pero', e' sugli 80 euro che da fine maggio saranno addebitati nelle buste paga di 10 milioni di italiani: “sono una mancia elettorale”, tuona l'ex premier. “A me non avrebbero mai permesso di farlo”. E nel giorno in cui il presidente della Repubblica firma il decreto Irpef, contenente gli 80 euro, Berlusconi tuona: “Grazie al Capo dello Stato l'unica cosa fatta da Renzi e' la mancia di 80 euro”. Ma, mette in guardia, “se con una mano Renzi da' 80 euro, con l'altra aumenta le tasse sulla casa e sui conti correnti e postali”.

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