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Fiat – Esposto alla Magistratura per le auto dei dipendenti “impacchettate”

Pomigliano d'Arco (Napoli) – Finirà quasi certamente nelle aule di un Tribunale il caso delle auto dei dipendenti Fiat Chrysler Automobiles “impacchettate” per sottolineare il fatto che non si tratta di veicoli prodotti dal marchio automobilistico italiano ma, bensì, dalla concorrenza.
L'operazione mediatica ideata da Fiat “mi spezzi il cuore” non ha incontrato il favore di lavoratori e sindacati che si sono rivolti ai magistrati per conoscere la loro opinione sugli episodi.
Gli operai dello stabilimento G. Battista Vico della FCA (Fiat Chrysler Automobiles) di Pomigliano d’Arco, al momento di tornare a casa hanno trovato le loro vetture, custodite nel parcheggio aziendale completamente avvolte ed imballate in teli di plastica sigillati con nastro adesivo.
Dopo alcuni momenti di incredulità e di perplessita, infatti, i dipendenti hanno scoperto che l'operazione era stata condotta alla presenza di telecamere e di giornalisti che, verosimilmente, erano stati invitati dall'azienda per riprendere e riportare l'evento.
Alcuni operai e dipendenti non hanno affatto gradito lo “scherzo”, volto a sottolineare il fatto che, pur essendo lavoratori Fiat, utilizzavano auto di altre marche, ed hanno protestato animatamente con i rappresentanti sindacali che hanno deciso di ricorrere alle vie legali.
In un comunicato stampa i rappresentanti sindacali parlano di “gogna mediatica” e accusano Fiat di comportamento scorretto nei confronti dei propri dipendenti.
Secondo i sindacati si tratterebbe di “impacchettamento a sorpresa ed abusivo delle autovetture dei dipendenti parcheggiate nell’apposito parcheggio custodito dello stabilimento e messo in atto nei confronti dei malcapitati dipendenti proprietari di veicoli acquistati da altri produttori europei e, quindi, arbitrariamente ritenuti “infedeli” da parte della Fiat”.
Una sospetta “pressione psicologica” che lo staff dirigente aziendale avrebbe pensato per lanciare un segnale.
“Questa inquietante e violenta pressione – scrivono i sindacati nella nota – ai fini di interferire sulle scelte private ed individuali dei lavoratori è travestita da finta ironia la rende ancora più grave (nelle macchina impacchettate dalla plastica trasparente figurano dei cuori “spezzati” di cartoncino col logo Fiat con le scritte: “possiamo nasconderti l’auto, ma non i nostri sentimenti”… “vederti andare in giro con un’altra vettura ci spezza il cuore ma nel nostro ci sei anche tu”… nonché offerte di “extrasconto addizionali” su quelle in corso per l’acquisto di vetture Fiat”.
Analoga iniziativa era già stata attuata, nei giorni scorsi, allo stabilimento torinese della FCA di Mirafiori ed in quello della SATA di Melfi.
Secondo i sindacati un’iniziativa di fatto invadente e violenta che tenderebbe “ad agire sui dipendenti che possiedono un’auto della concorrenza per indurli a liberarsene per acquistare un’auto nuova del marchio Fiat, identificando i lavoratori in base al tipo di autovettura posseduta e violando inoltre, e tra altro, non solo le espresse regole di buonafede e correttezza incombenti su parte datoriale ed alla base del rapporto di lavoro, ma lo stesso diritto alla privacy dei propri dipendenti: comportamento che oltrepassa la correttezza pubblicitaria per entrare di fatto nella sfera del mobbing orchestrato dalla direzione aziendale allo scopo di indurre vendite tra specifiche aree di lavoratori che da tempo, e per ovvi motivi di convenienza, preferiscono di fatto l’acquisto di autovetture di altre case automobilistiche (evidentemente per le loro tasche più convenienti ed accessibili)”.
Il comunicato denuncia di Slai Cobas prosegue poi ricordando l'iniziativa postata in rete dalla Fiat e poi veicolata sui maggiori media e TG nazionali e relativa ad una decina tra operaie ed operai (supposti) della Fiat SATA di Melfi, in realtà quadri e responsabili aziendali, che danzavano festosi e sorridenti all’interno del reparto carrozzeria in un vero e proprio spot aziendale .
“Ballare nei reparti – spiegano allo Slai Cobas – dove i lavoratori invece devono muoversi ed agire in base ad espresse e precise disposizioni antinfortunistiche, è estremamente pericoloso e, per molto meno, si incorre in serie sanzioni disciplinari”.
La rappresentanza sindacale ha dunque chiesto alla magistratura di intervenire ed accertare eventuali violazioni ed ipotesi di reato.

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