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Derivati – Il Comune di Bologna non li ha utilizzati

Bologna – Niente derivati per il Comune. In un comunicato stamoa la civica amministrazione chiarisce la sua posizione su alcuni strumenti finanziari oggetto di contestazione.
L'Amministrazione comunale – si legge nel comunicato – nel periodo in cui era consentita l'attivazione dei derivati (dal 2002 al 2008) non ha ritenuto di utilizzare tali strumenti per la ristrutturazione del proprio debito.
A riguardo, con deliberazione PG n° 381/2004 del 7 dicembre 2004, la Giunta individuò il Financial Advisor per la definizione di un programma di gestione attiva del debito, ma non si diede corso alle ipotesi formulate in quanto gli strumenti derivati ipotizzati non rispondevano agli interessi del Comune sia in termini finanziari che di durata.
L'unico rapporto di conto corrente consentito in quell'arco temporale, in cui era vigente la Tesoreria Unica, era quello di tesoreria. Erano consentiti esclusivamente conti di deposito del provento dei prestiti concessi dagli Istituti mutuanti con possibilità di prelievo unicamente per i pagamenti degli stati di avanzamento delle opere pubbliche.
Unico caso di contratto di mutuo in cui può essere individuata una componente derivata, riguarda la rinegoziazione di un mutuo di originaria 20.349.310.273 lire, pari a 10.509.541,68 euro sottoscritto con la Banca Commerciale Italiana Spa (ora Banca Intesa) il 6 novembre 1997 (PG 113034/2005 del 19 maggio 2005).
Con tale rinegoziazione furono mantenute inalterate la durata del prestito e le quote di capitale, mentre fu modificata la quota interessi portando il mutuo da un tasso fisso nominale annuo del 6,24% ad un tasso variabile euribor 6 mesi + spread 0,71%. Tale 0,71% era composto da uno 0,11% quale tasso debitore ed uno 0,60% riferito al canone di assicurazione (CAP) perché il tasso massimo di ogni rata non superasse il 5%.
Tale mutuo è stato estinto il 31 dicembre 2012. L'operazione ha consentito al Comune di Bologna di risparmiare 808.482,74 euro.

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