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Ancona, costretta a sesso anale dal marito: le negano l'annullamento

Ancona – Fin dalla prima notte di nozze, è stata costretta da suo marito “con violenza e prevaricazione, ad avere continuamente rapporti anali, con sporadiche copule naturali”. Per questo la donna si è rivolta prima alla Corte d'Appello di Ancona e poi alla Cassazione chiedendo l'annullamento del matrimonio. La signora infatti, chiedeva che le nozze fossero dichiarate nulle, sulla base dell'art. 122 del Codice Civile, sottolineando di non aver avuto, con il marito, una “vita sessuale comune” prima del matrimonio, e che, se avesse conosciuto le “tendenze sessuali” di lui in precedenza, avrebbe certamente rifiutato ogni ipotesi di matrimonio.
Ma la prima sezione civile della Cassazione ha confermato la decisione della Corte d'Appello di Ancona, che aveva già rigettato la domanda, spiegando, tra le motivazioni della sentenza, che “l'impossibilità di pervenire a quell'accordo e rispetto reciproco che costituisce il presupposto di una vita sessuale condivisa non rientra nelle ipotesi per cui si può chiedere l'annullamento di un matrimonio, ma può avere, invece, piena rilevanza nella constatazione della insostenibilità del vincolo coniugale e nel giustificare non solo la richiesta del suo scioglimento, ma anche della addebitabilità della separazione. così come può avere rilievo nell'accertamento della responsabilità penale e civile del coniuge che si è reso responsabile di un comportamento lesivo della dignità, della integrità fisica e della libertà di autodeterminazione del proprio partner”.

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