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Il sesso con animali è reato: la Cassazione condanna la zoofilia

Il nostro Codice e le nostre leggi non trattano la materia della zoofilia, ovvero la pratica di fare sesso tra umani e animali, ma la Corte di Cassazione oggi si è comunque pronunciata in merito, condannando per il reato di maltrattamento un allevatore che costringeva i suoi cani ad avere rapporti sessuali con alcune donne. 
La Terza Sezione della Corte Cassazione, con la sentenza n.5979/2012, si è espressa contro l'uomo che, oltre ad usare i cani che manteneva a pensione, ometteva deliberatamente di curarli e nutrirli.
Si tratta quindi di una vittoria importante per la LAV, la Lega Antivivisezione, che commenta: “Abbiamo vinto! Anche il terzo e ultimo grado di giudizio ha dato ragione alle tesi e alle sentenze dei tribunali. Una sentenza importante, 'storica' nell'analisi del concetto di maltrattamento in quanto interviene a chiarire l'ampia e generale portata applicativa del delitto di maltrattamento animale nelle sue varie ipotesi. Una sentenza che potrà essere impiegata come 'faro' in analoghi casi in cui, ad esempio, gli animali sono oggetto di pratiche commerciali, ma non per questo destinati a minor tutela se, appunto, la norma speciale non prevede espressamente la possibilità di compromissione del loro benessere e ricorda, ancora una volta, che colui che è responsabile a qualunque titolo del benessere di animali ha l'obbligo giuridico di impedire il cagionar di alcun tipo di lesione, siano esse fisiche che psicofisiche, entrambi penalmente rilevanti”.
La Cassazione con la sentenza citata ha rigettato il ricorso dell'accusato, custode delle bestie, chiarendo che i giudici di primo e secondo grado avevano correttamente accertato il maltrattamento e che le lesioni non devono per forza comportare malattie nei confronti degli animali, potendo essere solo psicofisiche e che una pratica come la zoofilia o zoorastia, ovvero il costringere animali ad avere rapporti sessuali con uomini, non essendo espressamente consentita, ma anzi moralmente riprovevole, non puo' rientrare in alcun modo nello stato di necessita' idoneo a scriminare condotte che sono oggettivamente contrarie all'etologia dell'animale, alle sue leggi biologiche e naturali causando invece comportamenti insopportabili con le caratteristiche etologiche e dunque costituisce reato; e questo anche se non esiste una legge che espressamente lo vieta, come invece ad esempio accade in Francia.

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