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Lincoln (voto 7)

Diciamolo subito, Lincoln di Steven Spielberg non è una biografia del sedicesimo presidente degli Stati Uniti, primo appartenente al partito repubblicano, ma un ritratto di un momento particolare, ricco di germi destinati a svilupparsi in futuro, della politica americana. E’ il gennaio 1865, la guerra di secessione (1861 – 1865) fra Stati Unionisti e Confederati sta volgendo al termine con la sconfitta dei secondi sovrastati dalla forza economica dei primi. Proprio in queste settimane il presidente Abraham Lincoln (1809 – 1865) deve far approvare un emendamento costituzionale che inserisca nella carta fondamentale del paese l’abolizione della schiavitù. Il documento deve ottenere i voti di due terzi dei membri del congresso. Qui non pochi repubblicani, divisi in fazioni avverse, dissentono mentre i democratici, fieramente schiavisti, si apprestano a una dura opposizione. Occorre recuperare una ventina di suffragi nelle file avversarie, prima che si diffonda la notizia delle trattative in corso per far finire la guerra. Se il conflitto terminasse, infatti, gli Stati della Confederazione rientrerebbero negli Stati Uniti con un peso che renderebbe impossibile l’approvazione del documento. In queste circostanze il presidente, un avvocato raffinato, scatena i suoi emissari che ricorrono a mezzi corruttivi di ogni tipo pur di recuperare consensi e, nello stesso tempo, mantiene segreti e rallenta i negoziati di pace. L’operazione riesce e il parlamento approva, anche se per pochi voti, la fine della schiavitù anche negli Stati non compresi nella dichiarazione di emancipazione (1863). Il regista ricostruisce quelle settimane, mette in scena conflitti e personaggi storici, sorvola sia sulle scene di guerra – esclusa la battaglia di pochi minuti con cui il film si apre e alcune immagini di un campo disseminato di cadaveri che compare in prefinale – sia sull’attentato che costò la vita al presidente, qui solo citato. In questo modo l’attenzione è interamente concentrata sui modi della politica, in particolare sul machiavellico il fine giustifica i mezzi, che guida le azioni del capo di governo. In questo il film assume un grande respiro e radiografa una situazione molto moderna. In altre parole ci dice più cose sull’oggi di quante non ce ne ricordi del passato.

(umberto@uerre.it)

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