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Costa Concordia – A un anno dal disastro, ancora troppi misteri

Dal nostro inviato all'Isola del Giglio – Si è tenuta ieri pomeriggio, la commemorazione della tragedia della Costa Concordia, ad un anno esatto dal naufragio, andata in onda sul canale DMax. Sono state ripercorse le tappe dell'inchiesta, sono stati intervistati alcuni sopravvissuti, ed anche alcuni familiari delle vitime del naufragio, ma nulla di nuovo sul fronte del ciclopico progetto di rimozione. Tutto tace.
Anche alcuni personaggi delle ditte preposte al recupero, Titan e Nuova Micoperi Ravennate, intevistati, hanno di fatto ammesso con molta superficialità i vari guai in cui si stanno imbattendo.
Il supertecnico della Titan, Nick Sloane, ha enfatizzato il grande problema relativo alle perforazioni offshore, delle quali non s'è visto praticamente nulla. Ha dato semplicemente delle indicazioni molto vaghe e lacunose sulla consistenza dell'intero progetto, accennando appena alle grandi difficoltà di perforare il granito sul pendio esterno alla nave.
Il direttore tecnico delle Micoperi, ha poi sottolineato e, nonostante questo, sminuito i problemi legati ai notevoli ritardi, evidenziando che le revisioni del progetto sarebbero il male minore per poter ottimizzare adeguatamente le operazioni di recupero. Dichiarazioni a dir poco biasimevoli, soprattutto nei confronti della memoria delle vittime.
Giovanni Ceccarelli, assurto al ruolo di Ingegnere Navale, ha invece sottolineato che l'intera operazione è frutto di una serie di “geniali intuizioni ” dalle quali si potrà avere il massimo risultato, ed ha inoltre confessato apertamente che i pesi da aggiungere alla nave sono considerevoli, tali da raggiungere un peso finale di circa 60-70mila tonellate di convoglio. Ha anche ammesso che lo scafo ha numerosi danni e si sta deteriorando rapidamente a dispetto di quanto continuano a sostenere, ovvero che il tempo non ha grande rilevanza e che la nave non è fatta di cartone come ebbero a dichiarare tempo fa alcuni responsabili del progetto, ed ha anche dichiarato che lo scafo è sensibilmente deformato, al limite della rottura, per effetto delle enormi sollecitazioni. Tecnicamente, flessioni a causa del continuo movimento che lo scafo ha sugli speroni di roccia su cui poggia. Nonostante i danni, il monitoraggio della nave continua, ma un monitoraggio che ricorda quello eseguito su un malato del quale non si conosce la diagnosi ma lo si cura comunque con l'antibiotico sbagliato. una sorta di accanimento terapeutico.
E' di fatto ampiamente visibile, da confronti fotografici da prua, che la stessa è scesa di circa 3 metri, motivo per cui al momento della rotazione che avverrà tirando sulla parte centrale dello scafo, le zone di prua e di poppa non interessate da nessun tiro tenderanno a restare in acqua e a ruotare con un ritardo inerziale, rispetto al resto delle strutture, che potrebbe verosimilmente “tranciare” per torsione le zone suddette. Questo non lo ha detto nessuno… Anche se si spera di fare galleggiare lo scafo con un pescaggio ragionevolmente accettabile di 18-20 metri, cosa questa già ampiamente dimostrata.
Dalla visione del filmato, nella parte in cui Nick Sloane descrive le operazioni di carpenteria, cita numerosi cantieri italiani, ma sulla schiena di un operaio si legge perfettamente una scritta che rimanda direttamente a una officina croata. Non si legge bene il nome ma è facile da individuare. Una ditta che costruisce dall'altra parte del tirreno, per impiegare almeno un mese per trasportare il materiale sul posto piuttosto che costruire a Piombino, o a Genova, Massa o Livorno, per ridurre tempi e costi di trasferimento.
Insomma, come è stato ampiamente previsto e come abbiamo anche scritto in precedenti articoli parte dell'inchiesta sull'argomento, l'intero documentario, tolta la doverosa parte riguardante l'aspetto umanitario, non sono stati assolutamente affrontati gli scottanti argomenti “appalto”, “ambiente”, “tempi” e “pericolosità del progetto”, ma si è assistito ad una deplorevole elegia pilotata a copertura di tutta una serie di lacune e mancanze che stanno dietro alla questione recupero.

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