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Costa Concordia – Alla fine, chi dovrà pagare?

Isola del Giglio – Abbiamo letto l'ultimo rapporto settimanale sul vergognoso procedere delle operazioni di allestimento del mega recupero del secolo. Ormai i tempi non sono più computabili da nessuno, inutile e vano risulta ogni tentativo di ottimizzare le lavorazioni in virtù del fatto che ad ogni minimo aumentare del moto ondoso si attiva giocoforza il “fuggi fuggi” generale in cerca di ripari sicuri.
Tutte le lavorazioni in essere procedono a passo di lumaca in balia degli eventi meteo e della buona sorte. Nessun progetto degno di tale nome può essere fondato e trarre beneficio da situazioni strettamente legate al moto ondoso.
Per certo è che, già dalle prime battute, nel corso della realizzazione dei pali per il sostegno delle piattaforme si sono verificate difficoltà enormi legate alla natura del fondale, alla geomorfologia del sottosuolo, alla grande problematica della gestione di macchine ed attrezzature enormi in un ambiente ostile quale è quello marino.
Sono stati di fatto realizzati solo 4 pali offshore e nessuno sa se effettivamente siano in grado di funzionare e a quale stadio di lavorazione ci si trovi al momento.
Sul rapporto precedente è stata rilevata una anomala conformazione degli strati rocciosi che durante la nutrita campagna di indagini geognostiche non era stata rilevata. Com’è potuto accadere? Nessuno s'è accorto di nulla in quella fase, e solo oggi si viene a sapere che gli strati di roccia sotto la nave non sono come ci si aspettava fossero? Ha tutto il sapore di una grande presa in giro…
Inutile dire e sottolineare che tutta la procedura altro non è che un patetico tentativo di applicare ciò che non è applicabile al solo scopo di tacitare l'opinione pubblica e le assenti istituzioni sedute in assise contemplativa ad autorizzare tutto e di tutto pur di dar a vedere che la loro funzione viene svolta con il massimo dello scrupolo.
Questo è un progetto che non ha futuro è lo si è capito fin dalle prime battute, come testimoniano numerosi esperti e tecnici del settore, e soprattutto affidato, per motivi ancora tutti da scoprire, a responsabili che non hanno, di fatto, i requisiti per portarlo a termine.
Dal confronto con le precedenti relazioni si evince più che chiaramente l'estrema lentezza con la quale procedono le operazioni e facendo un minimo di proiezioni è facile addivenire e ipotizzare quale sarà il risultato finale.
Dobbiamo purtroppo ripetere la oramai famosa frase “Non è che anche questa volta toccherà ai contribuenti pagare per la rimozione del relitto e la bonifica dei danni ambientali?”

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