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Costa Concordia o “Concordia Connection”? Parte 4a

Parte 4a
– Una vicenda il cui termine appare decisamente sempre più remoto. In ultima parte, appare evidente che, senza considerare le questioni ambientali che comunque mancano in modo assoluto, si evidenzierebbe la totale mancanza di un monitoraggio del progetto di rimozione da parte dello Stato, nonché una qualsiasi forma di penale per i ritardi che si stanno accumulando inevitabilmente. E manca anche e soprattutto un “Piano B” in caso si presentino anomalie, con quello che dovrebbe essere uno studio accurato delle anomalie possibili. Tale assenza può essere dovuta al fatto che il “Piano A” nella realtà non è un valido per concludere felicemente le operazioni.
E' comunque d'obbligo fare alcune considerazioni.
Uno dei dubbi che automaticamente viene alla mente è che tutto non si riduca ad un Italo-Americano per spremere la compagnia di assicurazione pur sapendo che il relitto, con queste soluzioni progettuali, non sarà mai rimosso dal Giglio. In tal caso, qual'è l'interese in gioco?
Esistono osservazioni circostanziate (una corposa documentazione), relative alle singole criticità del progetto approvato, con le quali si dimostra, ampiamente e facilmente, che il progetto stesso è in realtà una serie di trappole ben articolate, a livello strutturale, tali da impedire di fatto che il relitto, a fronte dei trattamenti a cui è attualmente sottoposto, possa realmente essere rimosso in un solo pezzo, come richiesto in sede di gara.
Si potrebbe ritenere che alla proprietà (Carnival Corporation) il tutto non interessi più di tanto, visto e considerato che è totalmente sollevata da qualsiasi onere di carattere finanziario relativo alle operazioni in corso, essendo per questo responsabile la P&I, con costi “infiniti” e tempi biblici, senza che nessuno possa intervenire in tal senso.
Da considerare poi il fatto che gran parte degli organi di stampa hanno ignorato, e ignorano sistematicamente, ogni intervento teso a porre in luce le molte ombre sui fatti in questione. Sarebbe sufficiente analizzare quali e quanti siano state, e sono, le dazioni di denaro alle più grandi e note testate nazionali, a fronte di una raccolta pubblicitaria proprio sulla Costa Crociere.
Da notare anche come la tempestiva azione degli organi dirigenti della Nuova Micoperi abbia determinato, a livello politico e amministrativo, una pronta risposta delle istituzioni. Il dubbio si collega alla presenza di un ex ragionere generale dello Stato, oggi guarda caso Presidente della Nuova Micoperi. Chissà se è stato grazie alle insistenze di questa persona che l'azienda di Ravenna, pur senza i requisiti e le qualifiche richieste, e per altro non nominata fra le invitate alla gara d'appalto, è stata inserita fra quelle che nanno beneficiato dell'appalto stesso.
Dubbi, e ancora dubbi, ad esempio quelli sulle relazioni intercorse tra i vertici della Nuova Micoperi, Organismi Governativi quali la Marina Militare, Ministero dell'Ambiente, Ministero delle Infrastrutture, Protezione Civile, massimi esponenti delle istituzioni coinvolte nella gestione della questione. Forse sarebbe il caso che queste relazioni fossero adeguatamente approfondite, allo scopo di dimostrare, e semmai di escludere, che tra questi soggetti si sia messa in atto una collusione tesa a dirottare ingenti somme verso imprese e soggetti del tutto scevri da capacità imprenditoriali e industriali adatte e idonee alla chiarezza, alla trasparenza e alla rimozione del relitto.
Un'altra questione, ancora senza risposta, è quella che riguarda come si sia potuto destinare un'enorme fetta di commesse verso imprese a partecipazione statale (Fincantieri in primis) sull'orlo del fallimento a fronte di immeritati compensi a molteplici zeri. Insomma un vero assalto all'arma bianca su un flusso di denaro facile, ingente e incontrollabile, a discapito del rispetto ambientale dei nostri mari, della bontà dimostrata da altre soluzioni progettuali e, non ultimo, della nostra immagine di nazione agli occhi del mondo per la quale si è impunemente predisposto il “solito italianissimo inciucio”.
Sarebbe quindi il caso che la Procura alla quale fanno capo le indagini e le inchieste sull'affare Costa Concordia, ovvero la Procura di Grosseto, si muovesse anche su questo terreno, in quanto competente a determinare eventuali responsabilità, collusioni, commistioni e implicazioni scaturite dal terribile disastro del 13 gennaio 2012 che è costato la vita a 32 persone.
L’attenzione, oltre che della Procura di Grosseto, potrebbe e dovrebbe essere focalizzata anche sulla dottoressa Sargentini che, supinamente, quale Presidente del Comitato di Controllo, sta accettando tutte le varianti e tutte le proroghe richieste, scusandole pure
Da notare che, secondo le ultime comunicazioni, il ritardo nel progetto di rimozione, sta arrivando ad un anno e mezzo (18 mesi) rispetto ai tempi originariamente previsti. Nella fabbricazione dei cassoni da parte di Fincantieri, ad esempio, per quanto risulta, vi è un ritardo ormai fuori controllo e giorno dopo giorno stanno venendo a galla le carenze evidenziate fin dai primi giorni dello scorso aprile. E andando avanti sarà ancora peggio.
L'inchiesta prosegue…

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