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Costa Concordia – Un passo avanti, quattro indietro…

In quella che sta diventando un'interminabile vicenda politica ed economico-commerciale, stiamo tornando indietro di almeno sei mesi. Inutile dire che quanto avevamo predetto, sottolineato e documentato più volte si sta inesorabilmente avverando. Si continua a sostenere un progetto inesistente fatto di niente, basato su dati incerti, non verificati e misteriosamente non verificabili, modificato in continuazione e fortemente voluto da chi ha i maggiori interessi nella diatriba. I nodi, però, presto o tardi arrivano al pettine e questo è il risultato.
Dai primi giorni in cui è stato avviato il progetto di recupero della nave naufragata all'isola del Giglio, i pochi esperti tecnici e ingegneri avevano avvertito che la nave non sarebbe mai stata tolta, poi sono venute tutte le rivelazioni circa l'operato della ditta Titan nel mondo, per altro esattamente in linea con quanto sta avvendo: si aggiudica un appalto senza gara pubblica, prende qualche milione poi abbandona.
Del resto anche la Nuova Micoperi Ravennate è una ditta che non ha nella trasparenza uno dei suoi punti di forza, ed anche questo è stato ampiamente dimostrato, a differenza della rispettabile e ben più originale Micoperi degli anni Settanta-Ottanta. Abbiamo pubblicato numerosi articoli per dimostrare che l'impresa, così come è stata progettata, non è tra quelle idonee per rimuovere il relitto in un solo pezzo e in tempi brevi. Molto verosimilmente è al contrario idonea ad ottenerne l'affondamento, magari per “caso fortuito nonostante ciò che è stato fatto”. Quotidianamente si rivede ciò che da mesi avrebbe dovuto essere “ultra definito” nei dettagli senza lasciare nulla al caso.
Ogni giorno si scopre che quanto progettato non è idoneo per ciò cui era stato ideato, quindi si è costretti ad apportare modifiche con perdite di tempo, fastidi agli abitanti del Giglio e, naturalmente, spropositati aumenti di costi. Ciò nonostante nessuno, istituzioni in testa, mostra la minima intenzione di prendere in mano la situazione e gestirla in nome e per conto del Paese che vantano di rappresentare. Evidentemente ci siamo già addentrati per un bel tratto nella “Concordia Connection” da cui forse a questo punto è ben difficile uscire a retromarcia. A questo punto forse è meglio procedere sperando che la Natura faccia il suo corso e ci metta una “pezza”. Si è scambiato un naufragio per un affare colossale, irripetibile e unico, enormemente vantaggioso, da cui trarre benefici di portata nazionale, ad esempio il risanamento di aziende sull'orlo del fallimento ma governate da vertici strapagati ed evidentemente inadeguati. Intanto Fincantieri che esce dalla porta e rientra dalla finestra, con commesse ultra milionarie giunte con sorprendente tempismo…
Abbiamo anche pubblicato stralci di elaborati progettuali pervenutici in busta chiusa, con i quali si è ampiamente dimostrato che esistono e possono essere poste in atto tecniche di rimozione del tutto innovative ed efficaci, econ adeguati accorgimenti per la sicurezza, l'impatto ambientale e i tempi di esecuzione. E' stata anche inoltrata una interrogazione parlamentare alla quale non ci risulta vi sia stata risposta, come la regola impone.
Tutto questo non è valso a nulla. Ancora oggi si legge, sui rapporti pubblicati dalle imprese in azione, una sequela infinita di imprevisti, ritardi, abbandoni di lavorazioni, continue revisioni finalizzate solo a dare parvenza appena accettabile ad un progetto che fin da subito si è dimostrato inefficace e inadeguato.
Inutile stupirsi oggi sulle continue variazioni di tempi visto che neanche chi opera sa cosa avverrà domani, il motivo del perché avverrà e quali saranno le conseguenze. Solo oggi si leggono lamentele del primo cittadino del Giglio al quale sembra che la cosa sia sfuggita di mano e abbia preso una brutta piega con lo spettro dell'affondamento o dello smembramento in loco di un oggetto che, ogni giorno che passa, minaccia di rovinare a modo suo.
Molto verosimilmente potrebbe avere ragione la giornalista Milena Gabanelli quando afferma “Non è che per caso anche questa volta la rimozione toccherà farla a spese dei contribuenti?”…

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