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Terrorismo – Che cosa c'entra Carlos con Ustica e Bologna?

Perché il terrorista Carlos, detto “lo Sciacallo”, ha chiesto di essere interrogato dai magistrati italiani su fatti che riguardano l'attentato alla stazione di Bologna e il disastro aereo di Ustica?
Secondo alcune indiscrezioni, pare che Carlos sia informato su importanti aspetti su Ustica, Bologna e sul rapimento e omicidio di Aldo Moro, nonché sul preparato e mai realizzato rapimento Agnelli e su quello di un alto magistrato della Corte Costituzionale. Ma a margine di tutto questso, quale sarebbe lo scopo ultimo di tali atti?
Il 2 agosto 1980 un ordigno scoppia nella sala d'attesa della stazione di Bologna. I morti sono 85, i feriti oltre 200. In Italia non si era mai vista una strage del genere in tempo di pace. E tutto solo poche settimane dopo il disastro aereo sui cieli di Ustica.
Le teorie e le ipotesi sui mandanti dell'attentato di Bologna si sprecano. Tutti hanno la loro idea su chi e perché. Anche l'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga aveva espresso la sua, in base a rivelazioni che si sono evidenziate anche nel celebre “Dossier Mitrokhin”: una non meglio chiarita ispirazione del Fronte per la Liberazione della Palestina, nel quale il terrorista Carlos (al secolo Ilich Ramirez Sanchez) ha militato per diverso tempo, ma anche del coinvolgimento dell'organizzazione creata dallo stesso Carlos con l'attivista militante tedesco Thomas Kram, che il 2 agosto 1980 si trovava a Bologna.
Carlos racconta che nel 1980 era in compagnia della seconda moglie, Magdalena Kopp, membro delle Cellule Rivoluzionaarie Tedesche, ed entrambi erano in contatto con organismi di informazione delle due Germanie. Carlos all'epoca abitava non lontano dalla casa del presidente della Repubblica Democratica Tedesca, Eric Honecker, ed aveva possibilità di accedere a diverse fonti di informazione, compresa la famigerata STASI, la polizia segreta della Germania Est.
Quando esplode la bomba a Bologna, Carlos si trova a Budapest, dove viene ragiunto dalla moglie, la quale gli rivela che l'amico Thomas Kram, ebreo tedesco, aveva rischiato di morire proprio a Bologna. Kram era da sempre un attivista, per tradizione di famiglia. Era in Italia, a quanto pare, invitato dall'Università di Perugia per discutere un eventuale impiego come insegnante in quell'ateneo. Era oltretutto sorvegliato dai servizi segreti italiani, che lo avevano seguito fin da quanto era entrato in territorio nazionale. A Bologna arriva la sera precedente l'attentato e riparte la mattina seguente di buon'ora. In caso fosse rimasto ucciso alla stazione, sarebbe stato un ideale capro espiatorio, ma non andò così. Inoltre era in Italia con documenti originali intestati a suo nome, quindi senza nascondersi. Kram quindi non avrebbe avuto nulla a che fare con la bomba alla stazione.
Nel capoluogo emiliano quella mattina si trovava anche Margot Christa Frolich, legata a Kram per ideologia e militanza, e moglie di Alessandro Padula, riconosciuto membro delle Brigate Rosse. In ogni caso, secondo Carlos, Thomas Kram non avrebbe avuto le conoscenze adatte per fabbricare un ordigno come quello esploso a Bologna, una miscela di C4, tritolo e inneschi solitamente utilizzati in campo militare, oltre al fatto che un colpo come quello di Bologna non era in linea con gli scopi della sinistra rivoluzionaria dell'epoca, soprattutto in una città che storicamente è sempre stata politicamente di sinistra.
Carlos rivela inoltre – ed è qui la notizia interessante – che escludendo la matrice di sinistra, quella di Bologna è stata una strage dalla quale bisognerebbe escludere anche l'ispirazione di destra. L'obiettivo poi era un simbolo del fascismo: la stazione di Bologna è un'opera voluta da Mussolini in persona. In quest'ottica, gli accusati della strage, Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, sarebbero estranei ai fatti o quanto meno non sarebbero i veri colpevoli.
Si ripropone quindi la pista palestinese, almeno per quanto riguarda le indagini che sono sfociate nel campo d'azione della Commissione Mitrokhin. Sarebbe stata una vendetta per gli arresti avvenuti poco tempo prima a Ortona, nel settembre del '79, quando erano stati fermati alcuni personaggi importanti frai quali Abu Anzeh Saleh, principale figura del Fronte per la Liberazione dela Palestina in Italia, accusato di traffico internazionale di armi. La cattura di Saleh avrebbe rotto un equilibrio, un patto di non belligeranza tra italiani e palestinesi. E qui balza all'attenzione un altro elemento: esisteva realmente un accordo, che Carlos fa risalire al 1973, fra Aldo Moro e il Fronte per la Liberazione della Palestina? Un accordo non scritto ma concluso a livello di patto segreto al quale avrebbero perso parte elementi della destra estremista, nel quadro delle relazioni che fra Italia e Palestina sono sempre state cordiali e pacifiche? Oltre ad Aldo Moro, anche Giulio Andreotti saarebbe stato solidale con la causa palestinese.
Carlos afferma poi, riguardo all'ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, che avrebbe coscientemente mentito e, a tutti gli effetti, sarebbe da considerare corresponsabile della morte dello stesso Aldo Moro. Il terrorista Carlos dipinge le Brigate Rosse come un insieme di cellule non collegate fra loro, dal momento che il rischio di infiltrazioni era molto alto. Un affiliato alle BR aveva però rivelato a Carlos che esisteva un piano prestabilito per il sequestro di tre importanti personalità: un giudice della Corte Costituzionale di cui non ricorda il nome, l'avvocato Gianni Agnelli e Aldo Moro. Alla fine l'unico sequestro portato a termine fu il terzo.
Non si sa bene a che scopo, ma Carlos lega a doppio filo Cossiga e Berlinguer, i quali pare avessero a quel tempo incontri molto frequenti sulle strategie politiche da adottare e in particolare la scelta della linea dura con il terrorismo. Al tempo stesso, Cossiga sarebbe stato in collegamento con l'organizzazione deviata Gladio e con i servizi segreti americani. Moro invece era sul fronte opposto, orientato verso la causa palestinese. Altro elemento, sempre secondo le dichiarazioni di Carlos, è che le Brigate Rosse sarebero state infiltrate dal Mossad, il servizio segreto israeliano, cosa che il terrorista definisce assolutamente certa.
Per quanto riguarda la strage di Ustica del 27 giugno 1980 (81 morti), Carlos analizza alcuni aspetti anche di questo disastro, che non sono mai state chiarite. La verità forse più vicina al vero parla di un missile “vagante” nel corso di una sorta di inseguimento fra caccia francesi e libici. In Libia Carlos ha lavorato per diverso tempo, alle dipendenze dei servizi segreti del colonnello Gheddafi.
Carlos racconta che in quel periodo non erano rari gli scontri fra aerei americani e libici, anche se pubblicamente tale versione è sempre stata smentita. Il traffico militare nel corridoio aereo fra ex Jugoslavia e Sicilia era però molto vivo. La maggior parte delle volte i piloti americani avevano la meglio, ma su Ustica sembra sia stato un aereo francese.
Alcune teorie parlano di Mig libici come scorta armata all'aereo sul quale si sarebbe trovato Gheddafi in persona, e che proprio quell'aereo fosse stato l'obiettivo dei caccia francesi. La presenza di Gheddafi in volo quel giorno non è mai stata accertata, ma Carlos ne afferma l'attendibilità in quanto notizia rivelatagli dal colonnello Abdallah Sanoussi, ex capo del servizi segreti di Tripoli. E Abdallah Sanoussi era anche i tramite per le trattative segrete fra governo francese e governo di Gheddafi.
Il Colonnello Gheddafi e il presidente Mitterrand si incontrano segretamente a Creta nel 1984 con i rispettivi stati maggiori, ed avrebbero stretto un accordo. In quei mesi il gruppo di Carlos stava preparando, per conto di Gheddafi, un attacco agli aerei francesi in Ciad: un attentato che doveva distruggere i velivoli francesi nella base aerea mentre i piloti erano a dormire in un hotel poco lontano. In seguito all'accordo Gheddafi-Mitterand quell'azione venne annulata. E fu deciso anche l'assoluto silenzio circa la vicenda di Ustica.
Carlos afferma poi che Ustica non è collegabile in nessun modo alla bomba di Bologna, la quale sarebbe stata nella linea di condotta dei servizi americani, che avevano lo scopo di mantenere l'Italia all'interno della Nato, fra mille diversi scandali come quello circa la dipendenza dall'eroina dell'ex comandante AF-SOUTH a Napoli, che oltretutto trafficava in droga dall'Indocina proprio grazie alla base americana. C’erano troppi interessi perché l’Italia uscisse dall’orbita USA e per questo sarebbe stato compiuto l’attentato di Bologna. Per questo Carlos parla di ordigno targato genericamente Nato, e nel colloquio sostenuto nel carcere di Parigi con l'avvocato Gabriele Bordoni – che lo rappresenta in Italia – ha promesso di scendere nei dettagli con i pm bolognesi.

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